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Confcommercio Veneto Notizie

CALANO I CONSUMI, CAMBIANO MODELLI ED ABITUDINI

Nr. 13 del 04/07/2005

La conferma è arrivata. Già da tempo Centro Studi Confcommercio aveva segnalato un calo generalizzato dei consumi nei primi mesi per l’anno in corso e gli ultimi dati dorniti dall’Istat lo confermano.
Ad aprile, rispetto allo stesso mese del 2004, le vendite al dettaglio hanno subito una diminuzione del 3,9%, con flessioni che hanno riguardato sia i prodotti alimentari (-3,6%) che i prodotti non alimentari (- 4%). Significativa è anche la contrazione mensile (- 0,8%). Dai dati emerge che stanno soffrendo maggiormente le imprese commerciali operanti su piccole superfici che hanno segnato un calo del 4,8% su base annua del valore delle vendite, rispetto ad una flessione del 2,7% fatta registrare dalla grande distribuzione.
Questa la situazione generale. Ma anche Vicenza non si sottrae al generalizzato calo dei consumi e i dati risultano pesanti per l’intera economia.
Lo conferma Andrea Gallo, direttore della Confcommercio provinciale: “Sulla base di quanto segnalato dai nostri operatori commerciali,- puntualizza il direttore dell’Ascom- rispetto allo stesso periodo del 2004 si avverte una diminuzione delle vendite che varia mediamente intorno al 4-5% per il settore alimentare, e del 15% circa per quello dell’abbigliamento - calzature.
Al di là delle evidenti difficoltà che tanti cittadini hanno nella possibilità di spesa, visto e considerato che molti settori sono in crisi anche sul nostro territorio provinciale, una considerazione da fare riguarda il cambiamento in atto delle abitudini di acquisto dei consumatori, che penalizzanoi settori più tradizionali legati ai consumi. Mi spiego: i costi per telefonini e ricariche varie, il canone della tv satellitare o di internet, e ancora, i pagamenti delle rate per acquisti, ad esempio, di televisori, dvd, computer, automobili ecc, alla fine pesano in modo significativo sul bilancio familiare. Spesso sui conti del mese grava anche la rata del mutuo per la casa, che però, essendo quest’ultima un bene primario, giustifica la spesa. Risulta evidente, alla fine, la diversità, rispetto a qualche anno fa, della spesa e, soprattutto, nel modo di programmare risparmio e consumo, rispettando quell’equilibrio che in passato riusciva a dare una certa sicurezza. Oggi non è più così e spendere per beni superflui, o comunque non indispensabili, è una situazione diffusa, che ha in sé rischi evidenti.
Un altro aspetto da considerare è l’andamento fluttuante delle vendite in generale: se il periodo coincide con quello delle scadenze fiscali, o con quello dell’inizio delle scuole, in cui si spende più per libri e altro materiale, si assiste ad un generale calo di vendite di prodotti alimentari e non. Anche le condizioni climatiche incidono sui consumi: il caldo di questi giorni ha risvegliato gli acquisti di abbigliamento e calzature; un segnale positivo per i negozianti, anche se limitato dalle aspettative della clientela sui saldi di fine stagione, che inizieranno il 15 luglio prossimo. Con il caldo, altro esempio, si consumano più frutta e verdura e meno carni, e in generale, più prodotti freschi.
Resta inteso che i negozi che “soffrono” maggiormente l’incertezza del momento sono quelli meno specializzati. Nell’abbigliamento-calzature, l’offerta di prodotti di firma e di qualità dà più risultati in termini di vendita rispetto a quella di prodotti medio bassi. Nel settore alimentare, vale più il servizio, e quindi verdura pulita, prodotti selezionati, prontocuoci di prodotti freschi, piuttosto che la generica gamma di articoli alimentari. In tale logica, si assiste addirittura alla rivincita del negozio sotto casa nei confronti del grande ipermercato. La gente, infatti, preferisce il piccolo punto vendita perché meno dispersivo, sia in termini di prodotti che di tempi necessari alla spesa, e soprattutto perché presenta meno insidie e meno tentazioni di acquisto per cose di cui si potrebbe anche fare senza. Nell’ultimo periodo poi, assistiamo ad una contrazione anche del credito al consumo e, quindi, della propensione a comperare oggi contando sulle entrate future.
Infine un’ultima considerazione: il terziario di mercato si è dimostrato, negli ultimi anni, uno dei settori più dinamici dell’economia vicentina. Quando il mondo della produzione ha cominciato a risentire di una congiuntura economica negativa, le aziende del commercio, del turismo e dei servizi hanno invece dimostrato vivacità sia in termini di giro d’affari, sia di occupazione, assorbendo personale espulso da altri comparti. Gli ultimi dati riferiti al 2004 evidenziano una crescita occupazionale rispetto al 2003 del 7% mentre l’incremento del numero delle imprese è dello 0,8% e quello delle unità locali del 2,2%.”

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