STUDI DI SETTORE: LA REVISIONE PENALIZZA GLI IMPRENDITORI COMMERCIALI
Nr. 16 del 12/09/2005
“Gli aggiornamenti degli studi di settore, specie per i pubblici esercizi e i panificatori, sono assurdi e non tengono conto dell’attuale realtà economica del Paese”. E’ una presa di posizione dura ma convinta quella che arriva da Andrea Gallo, direttore della Confcommercio provinciale, dopo aver analizzato il prelievo fiscale delle varie categorie e settori rappresentati sulla base delle dichiarazioni reddituali, da poco ultimate.
Gallo punta il dito sui risultati degli studi di settore, lo strumento di accertamento induttivo dei ricavi recentemente revisionato dal Ministero delle Finanze, che hanno prodotto risultati inspiegabili e penalizzanti soprattutto per i bar, ristoranti e panificatori.
“Gli aggiornamenti degli studi - prosegue Gallo- con la revisione periodica dei parametri di riferimento, resi noti nel mese di marzo 2005 con effetto retroattivo, hanno determinato situazioni reddituali inverosimili. Tanto per essere chiari, dalle verifiche sulle contabilità dei nostri associati, molti operatori che risultavano “congrui” con gli studi di settore a febbraio 2005, si sono ritrovati con dati reddituali del tutto “incongrui” dopo l’aggiornamento di marzo”. Da sottolineare poi che i maggiori “ricavi teorici” risultanti dalle tabelle ministeriali non determinano solo un aumento del reddito tassabile ma anche un imponibile maggiore da assoggettare ad IVA, e tutto ciò a prescindere dai dati delle scritture contabili. “Tanto varrebbe, a questo punto- continua provocatoriamente il direttore dell’Ascom- non tenere più libri e registri e tassare le attività sulla base di ricavi catastali delle imprese, come oggi si usa fare, ai fini dell’ICI e delle imposte sul reddito, per i redditi dei fabbricati non concessi in locazione”.
“Non si possono cambiare le regole del gioco in corsa- puntualizza Gallo-; ci troviamo di fronte all’ennesimo atteggiamento vessatorio da parte del Fisco che non contribuisce certamente a migliorare i già difficili rapporti con i contribuente, specie se imprenditore economico”.
“Da confronti con i colleghi di altre province - prosegue Gallo- per capire se ci potevano essere problemi interpretativi, emerge un quadro omogeneo sull’aumento generalizzato dei ricavi provocato dall’aggiornamento degli studi, a prescindere dalle effettive situazioni economiche aziendali del territorio. Riteniamo invece che i conti economici delle aziende non risultino correttamente interpretati dal modello statistico ministeriale e che i ricavi ipotizzati sulla base dei nuovi studi siano assolutamente fuori linea rispetto ai ricavi reali di tante piccole e medie imprese commerciali”.
“Siamo in una fase economica delicata, la ripresa è ancora dietro l’angolo e l’andamento dei consumi è deludente- fa ancora notare il direttore dell’Ascom vicentina- e nonostante ciò gli studi di settore sono stati adeguati al rialzo! E’ strano poi notare come dalla loro applicazione aumentino solamente i ricavi per le aziende mentre vengano totalmente ignorati gli aumenti dei costi intervenuti in questi anni: proprio il contrario della realtà che è sotto gli occhi di tutti”.
Per dar voce alla protesta degli operatori penalizzati dal nuovo provvedimento del Ministero delle Finanze, l’Ascom vicentina è intervenuta con la Confederazione e le Associazioni nazionali di categoria dei pubblici esercizi e dei panificatori affinchè sollecitino il Ministero nell’adozione urgente dei necessari provvedimenti per contenere i problemi riscontrati nell’applicazione dei nuovi studi di settore. “E’ una questione di equità e di credibilità dello stesso strumento di controllo- conclude Gallo- presupposto indispensabile per il mantenimento di corretti rapporti tra Fisco e contribuente, che dovrebbe conoscere sin dall’inizio dell’anno, per il periodo successivo, i parametri di riferimento, senza inaccettabili effetti retroattivi che possono compromettere la gestione della sua attività”.
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