LA FINANZIARIA DEVE RECEPIRE LE ISTANZE DELLE IMPRESE
Nr. 18 del 10/10/2005
Sostenere il reddito delle famiglie, venire incontro alle esigenze delle imprese anche attraverso la diminuzione del costo del lavoro, tagliare la spesa pubblica. Erano queste le tre priorità che la Confcommercio nazionale aveva indicato per la Finanziaria 2006. Tre priorità che il Governo ha cercato di affrontare con una manovra da 20 miliardi di euro che, al momento in cui scriviamo, deve ancora superare tutto l’iter parlamentare. La Finanziaria 2006, a meno di importanti blindature peraltro già annunciate, potrebbe ancora subire qualche ritocco e dunque il giudizio, da parte della confederazione nazionale, è ancora sospeso: molti dettagli non di poco conto, infatti, non sono ancora noti e solitamente vengono definiti con i consueti emendamenti e i collegati. È proprio nel momento in cui tutti gli aspetti vengono definitivamente chiariti che si può scoprire se le richieste messe sul tavolo dalla Confcommercio sono state realmente accolte. E non si tratta di istanze generiche, bensì di aspetti pratici e reali, perché il metodo Confcommercio è quello di raccogliere, sul territorio, le osservazioni da portare al tavolo politico. In questo senso la Confcommercio di Vicenza ha nelle scorse settimane elaborato un documento che ha proprio lo scopo di sottolineare le istanze provenienti dalle imprese.
E certo uno dei problemi più sentiti è quello relativo agli studi di settore. “I parametri di riferimento ed il motore di calcolo - si legge in un documento predisposto dalla Confcommercio provinciale - devono essere messi a disposizione dei contribuenti sin dall’inizio dell’anno, per il periodo successivo, senza inaccettabili effetti retroattivi. E’ una questione di equità e di credibilità dello stesso strumento di controllo, presupposto indispensabile per il corretto mantenimento di corretti rapporti tra Fisco e contribuenti”.
Studi di settore da rivedere
Confcommercio ha poi chiesto maggiore attenzione per i contribuenti che operano in comuni montani con limitata vocazione turistica e per le aziende non manifatturiere del tessile-abbigliamento-calzaturiero. Occorre inoltre revisionare gli studi di settore, già recentemente aggiornati, relativi a pubblici esercizi, panificatori e intermediari del commercio. In particolare, per bar e ristoranti, emerge un sostanziale aumento dei ricavi relativi al 2004 a parità di condizioni rispetto all’annualità precedente: “è evidente - secondo la Confcommercio - che non si è tenuto conto dell’aumento dei costi delle materie prime e dei servizi connessi a tali attività (ad esempio: costi energetici, e tributi locali quali la Tariffa di Igiene Ambientale e la Tariffa di occupazione suolo pubblico) e della conseguente riduzione di redditività”.
Gli studi di settore relativi ai panifici, poi, penalizzano le imprese con attività mista, cioè quelle che, oltre ai prodotti di produzione propria, commercializzano in misura rilevante altri articoli rientranti nelle cosiddette attività complementari. In particolare risulta non valutato correttamente il ricarico adottato da questo tipo di aziende.
Per quanto riguarda gli agenti e rappresentanti, l’attuale meccanismo degli studi di settore permette un’anomalia nel calcolo dei ricavi presunti, perché viene data troppa importanza al volume delle vendite. L’ipotesi, già prevista in circolare ministeriale, di trattazione dei singoli casi in fase di contraddittorio con gli uffici dell’Amministrazione Finanziaria è penalizzante per la categoria.
Autoveicoli, imposte da cambiare
Secondo la Confcommercio di Vicenza, in Finanziaria andrebbero apportate alcune modifiche anche alle imposte dirette degli autoveicoli. E’ necessario, sostiene il documento predisposto, rivedere i limiti di deducibilità per l’acquisto degli autoveicoli, in particolare per gli intermediari di commercio. Per quanto riguarda la detraibilità dell’Iva, in occasione dell’acquisto e del sostenimento delle spese di gestione di autoveicoli “strumentali”, è auspicabile che la ormai usuale proroga annuale, con le conseguenti limitazioni, non venga riproposta.
Il “nodo” della finanza locale
Quello della finanza locale è forse il capitolo più delicato dell’intera questione, perché la Finanziaria sembra aver puntato sul taglio negli enti territoriali al fine di poter recuperare risorse. In questo senso, Confcommercio di Vicenza ha indicato alcune priorità. E’ necessario - rileva il documento - uscire dall’attuale, infinito periodo transitorio per il passaggio dalla tassa rifiuti (TARSU) alla tariffa introdotta con il decreto Ronchi (TIA). Confcommercio rileva il fato che, in questa fase, la maggior parte dei Comuni stanno applicando un regime misto, estrapolando, da ognuno dei due ordinamenti (Tarsu e Tia appunto), quello che fa più comodo agli enti impositori. Meglio sarebbe, secondo l’associazione di categoria, ritornare al regime di tassa, nella considerazione che l’interlocutore pubblico (i comuni) è molto più sensibile ed attento alle istanze dell’utenza, diversamente dal gestore privato che persegue esclusivamente il fine di lucro.
Nel frattempo, è assolutamente indispensabile (come già rilevato negli studi svolti in materia dalla Confcommercio) pervenire ad una radicale modifica dei criteri di determinazione della produzione di rifiuti distinti per utenza, così come stabiliti dal decreto 158/99.
Più equità sull’Ici
Il documento della Confcommercio si sofferma poi sull’Imposta Comunale sugli immobili. “La continua insufficienza di risorse - si legge - obbligherà i Comuni (in tal senso autorizzati dalla finanziaria 2005) a revisionare gli estimi degli immobili e a censire quelli, e sono molti, non censiti correttamente. Per questi ultimi, ragioni di equità impongono una urgente attivazione dei Comuni al fine di un corretto censimento. Mentre per gli immobili che devono essere soggetti a revisione con attualizzazione dei valori d’estimo, sarà necessaria la massima attenzione sui criteri di rivalutazione, tenendo conto che gli effetti della revisione produrrà notevoli risultati anche ai fini delle imposte sul reddito, di registro e sulle donazioni”.
Tosap e Cosap, regna l’incertezza
Confcommercio di Vicenza segnala poi che l’affidamento a concessionari terzi della riscossione e accertamento della Tosap, della Cosap e della imposta di pubblicità si sta rivelando, ogni giorno di più, causa di grande incertezza per i contribuenti nell’adempimento delle relative obbligazioni tributarie. L’incertezza è imputabile al fatto che i concessionari adottano i comportamenti più disparati nella interpretazione e applicazione dei compiti a loro affidati. “Non è infrequente - evidenzia il documento - il caso di richiesta di pagamenti assolutamente difformi a fronte di situazioni analoghe ma relative a concessionari diversi operanti in comuni limitrofi. Meglio sarebbe quindi che gli Enti Locali gestissero in proprio quelli che, in definitiva, sono “tributi propri”, ora affidati a terzi solo per inerzia e comodità”.
Le tasse di scopo non aiutano il turismo
Un ultimo capitolo riguarda le così dette “tasse di scopo”. Parte delle nuove risorse per i Comuni potrebbero infatti essere costituite anche dalla “riesumazione” dell’imposta di soggiorno, o dalla introduzione di “ticket di ingresso” ai centri storici delle città (ad esempio Roma, Venezia e Firenze). Chiaro che le esigenze finanziarie degli Enti Locali non vanno sottovalutate, ma risulta deleterio, secondo la Confcommercio di Vicenza, inasprire ulteriormente il carico fiscale per il settore turistico e ricettivo (principale destinatario delle tasse di scopo) già sofferente da tempo.
Queste dunque le principali osservazioni della Confcommercio di Vicenza sulle esigenze del settore a fronte della nuova Finanziaria. Si tratterà ora di vedere quanto la necessità di far quadrare i conti consentirà margini di manovra al Governo per dare alle imprese, ed in particolare alle Pmi, il sostegno necessario in un momento economico certo non facile.
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