TERZIARIO INNOVATIVO “MOTORE” DELLO SVILUPPO
Nr. 19 del 24/10/2005
Il terziario ha un peso sempre maggiore nell’occupazione in Italia, rappresentando oggi la grande maggioranza dei posti di lavoro (63%), mentre sul fronte del valore aggiunto è l’attore principale, rappresentando oggi quasi il 70% del valore aggiunto creato nel sistema economico. E’ dunque partendo da questi presupposti che il Cfmt (Centro di formazione management del terziario) ha recentemente presentato una ricerca dal titolo quanto mai attuale: “Il Terziario nell’economia della conoscenza da settore residuale a motore dello sviluppo”.
L’indagine del Cfmt, resa pubblica nel corso del forum “Intelligenza Terziaria motore dell’economia”, dimostra, attraverso lo studio di 50 case history, la rivoluzione in corso in quelle che, tradizionalmente, si chiamano attività terziarie: fino a poco tempo fa considerate residuali rispetto all’industria. Queste attività stanno diventando il motore di sviluppo delle economie di oggi, trasformatesi in economie della conoscenza e in grado di creare occupazione e generare innovazione di prodotto e di processo. Ma di quale terziario si sta parlando? In particolare il Cfmt si riferisce al così detto terziario “innovativo”, fatto di tutte quelle attività, anche di trasformazione materiale, in cui conta la conoscenza che sta nel cervello degli uomini e non nelle macchine. E in cui le cose acquistano valore non tanto per le prestazioni materiali che forniscono, quanto per i significati, le esperienze, i servizi a cui danno accesso. La ricerca ha analizzato 50 case history e ha trovato come caratteristica comune di questo terziario innovativo la capacità di mettere a frutto un’idea originale, di qualità, che abbia valore per il cliente, e la capacità di replicarla, facendo economie di scala con la sua propagazione, grazie a processi di crescita diretta o alla costruzione di sistemi a rete, che coinvolgono altre imprese.
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