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CENTRI DI TRADUZIONE SEMPRE PIU’ “GLOBAL”

Nr. 20 del 7/11/2005

Sono piccole aziende, spesso costituite da due o tre soci (in molti casi donne) e un gran numero di traduttori free-lance sparsi in giro per il mondo. Ma nonostante le ridotte dimensioni, i centri di traduzione e interpretariato ricoprono un ruolo strategico nell’internazionalizzazione delle imprese: è anche grazie a loro che un prodotto realizzato, per esempio, a Vicenza può varcare gli oceani e finire in Nuova Zelanda con tanto di packaging, manuale di istruzioni e informazioni tecniche scritte in lingua. E’ grazie a loro se un operaio italiano riesce ad utilizzare un macchinario coreano studiando il libretto d’istruzioni e viceversa. Insomma, nel mondo globalizzato, tra spagnolo castigliano (che non è lo stesso parlato in Argentina) e portoghese brasiliano (che non è lo stesso parlato in Portogallo) loro sanno sempre come tradurre un testo nella lingua specifica del paese in cui verrà letto. “E’ la nostra missione e ci riusciamo puntando su procedure testate e certificate, sulla tecnologia, su collegamenti telematici con traduttori sparsi in tutto il mondo” spiega Mirko Silvestrini, che guida Feder.Cen.Tr.I., la Federazione nazionale dei centri di traduzione e interpretariato, e ricopre anche la carica di presidente della corrispondente associazione provinciale. Un’organizzazione innovativa e a rete, dunque, quella che caratterizza queste imprese, che presto saranno interessate da una specifica norma europea, in corso di pubblicazione, mirata alla qualità. Una norma che, in Italia, interessa circa 500 aziende (di cui 160 associate a Feder.Cen.Tr.I.) e che muove un giro d’affari che dovrebbe attestarsi (cifre precise non esistono ad oggi) attorno ai 150 milioni di euro.
Della nuova norma europea si è parlato recentemente al Sesto Convegno internazionale Feder.Cen.Tr.I. tenutosi a Bologna: una due giorni dove relatori italiani e stranieri si sono confrontati sui temi più caldi per la categoria. “Dobbiamo distinguere innanzitutto l’attività del traduttore, che si concentra sulla trasposizione del testo da una lingua all’altra, a quella del centro, che invece offre alle imprese una pluralità di servizi linguistici. Perché spesso non basta tradurre tout-court, serve anche contestualizzare il messaggio nella cultura di un determinato Paese. Non solo dal punto di vista linguistico, ma anche, ad esempio, dell’impaginazione grafica”. Il tutto ovviamente puntando sulla qualità che, visto il settore, non può che essere il più possibile standardizzata almeno a livello europeo. “Per questo - spiega Silvestrini - ho avuto ripetuti incontri in Belgio con i responsabili del CEN, Comitato Europeo di Normazione, al quale ho portato le osservazioni scaturite da due anni di intenso lavoro eseguito da Feder.Cen.Tr.I. sulla bozza di norma europea. Alla fine - continua Silvestrini - il risultato ottenuto mi sembra buono perché punta a definire i processi operativi, i quali, se ben eseguiti, dovrebbero conseguentemente portare alla qualità del prodotto finale”.
Un modo di operare, questo, che trova ben preparati i centri di traduzione italiani e vicentini in particolare, molti dei quali sono già certificati con la norma Uni En Iso 9001:2000. “Su questo terreno, poi, posso dire che i centri vicentini sono ottimamente strutturati, infatti - dice Silvestrini non senza una punta di orgoglio - la nostra provincia è seconda in Italia, alle spalle solo di Bologna, per numero di centri di traduzione e interpretariato certificati. Un bel biglietto da visita per presentarsi sul mercato, anche quello internazionale dove possiamo veramente dire la nostra”.
Non a caso, nell’assemblea dell’Associazione provinciale centri di traduzione e interpretariato, tenutasi nei giorni scorsi, si è parlato molto di iniziative mirate a sviluppare, in queste realtà, una propensione al marketing e una cultura della vendita dei servizi. “Il nostro mestiere, per quanto strategico per le aziende - ricorda Silvestrini - è a volte un po’ misterioso per gli imprenditori che spesso non conoscono tutte le opportunità offerte dalla nostra consulenza. Per questo credo sia fondamentale acquisire, come operatori, la capacità di comunicare il nostro know-how, le nostre abilità e potenzialità. In questo senso l’assemblea ha sancito che la strada da intraprendere è proprio una maggiore concentrazione sugli aspetti del marketing, attraverso incontri periodici di autoformazione”. Il tutto con uno sguardo anche al di là dei confini: “Certo – conclude il presidente di Feder.Cen.Tr.I. – credo che per noi ci siano interessanti opportunità di sviluppo anche all’estero, acquisendo clienti internazionali. In questo senso la nuova norma europea sulla qualità potrebbe darci una spinta notevole e permettere alle nostra aziende di presentarsi anche in nuovi contesti”.

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