lunedì 16 gennaio 2006
IL COMUNE VUOLE TUTELARE GLI INTERESSI DEGLI IMMOBILIARISTI E NON QUELLI DEI COMMERCIANTI E DEI CONSUMATORI.
Per decidere quale sarà la distribuzione Vicentina del futuro, o meglio, i criteri di programmazione urbanistica-commerciale ai quali ci si dovrà attenere per insediare le medie strutture di vendita, i tempi stanno diventano sempre più stretti, dopo che la Regione ha inviato l’ultimatum a tutti i Comuni di emanare il provvedimento entro il 25 febbraio 2006. Resta il fatto che la bozza del Comune di Vicenza, ora in commissione, dove è andata dopo l’approvazione della Giunta, e in attesa del vaglio definitivo a parte del consiglio comunale, nonostante incontri su incontri tra sindaco, assessori, capigruppo di partito e tecnici, trova la contrarietà dell’Ascom. “Ma ciò che è più grave - interviene Sergio Rebecca presidente dell’Ascom provinciale – è che si è continuato a mescolare le carte, a modificare articoli, senza però dare quelle risposte di fondamentale importanza per uno sviluppo urbanistico commerciale in sintonia con le esigenze della crescita della città e di tutela del centro storico e dei quartieri. Ci chiediamo infatti perché l’Amministrazione punti ancora a liberalizzare le medie strutture di vendita del settore alimentare e misto, fino a mille metri quadrati, quando sa bene che Vicenza ha un “indice di equilibrio”, che è dato dal rapporto tra la somma delle superfici degli esercizi di vicinato e la somma delle medie e grandi superfici di vendita, pari a 0.72, quando l’indice di equilibrio è pari a 1. Ciò significa che attualmente le medie e grandi strutture di vendita già superano di gran lunga gli esercizi di vicinato. E’ evidente che il comparto del settore alimentare in città è saturo. In questo caso – continua Rebecca - l’art. 14 della legge regionale 15/2004 dà facoltà ai Comuni di restringere le maglie della programmazione. E, sulla base di questa disposizione, l’Ascom ha proposto all’Amministrazione di stabilire dei contingentamenti, validi per tre anni, per l’apertura di nuove medie strutture del settore alimentare, autorizzandole solo là dove ve ne sia la reale necessità, determinata dall’insediamento di nuovi centri abitati o dalla carenza di punti vendita”.
“Il rischio che si corre – mette in guardia il presidente dell’Ascom vicentina – è da non trascurare. E’ infatti evidente che l’insediamento indiscriminato di nuove realtà commerciali andrebbe a scapito dell’esistente, soprattutto comporterebbe la chiusura dei punti vendita più piccoli che difficilmente riuscirebbero a reggere la concorrenza. E se così fosse si perderebbero quei negozi che nei vari quartieri hanno svolto, e continuano a svolgere, un prezioso servizio di prossimità, fondamentale per alcune classi di cittadini.”
“Per non dire solo parole, che potrebbero dare l’idea di una battaglia di retroguardia - continua Rebecca – porto ad esempio la situazione del centro storico di Montecchio Maggiore: la politica messa in atto da anni da quel Comune ha fatto sì che molte medie e grandi attività di vendita si moltiplicassero lungo le grandi direttrici viarie, in particolare la statale 11. Ora le attività tradizionali del centro storico stanno via via chiudendo, per mancanza di redditività, vanificando anche gli sforzi dell’amministrazione di riqualificare ed abbellire la zona centrale del paese. E di ciò si dolgono tutti, dagli amministratori, ai commercianti, ai cittadini, ai sempre più rari turisti. E’ questo il risultato che si vuole ottenere anche a Vicenza? E allora? Evidentemente si hanno a cuore più gli interessi degli immobiliaristi, che una volta costruito lo stabile possono far rientrare nel prezzo anche “l’automaticità” all’apertura dell’attività di media dimensione, piuttosto che le aspettative dei piccoli commercianti e l’interesse dei cittadini a godere di un servizio di prossimità.”