CRITERI PER LE MEDIE STRUTTURE. VICENZA NON PUO’ ATTENDERE
Nr. 02 del 30/01/2006
“Vicenza corre seriamente il rischio di non avere una adeguata fisionomia commerciale e, soprattutto nel settore alimentare, di veder chiudere in futuro i tanti piccoli esercizi che garantiscono un prezioso servizio di vicinato a tutto vantaggio delle grandi superfici di vendita. E la responsabilità di una situazione che rischia di degenerare sta tutta nell’incapacità, da parte dell’amministrazione comunale, di prendere decisioni che andrebbero a vantaggio di molti e contro gli interessi particolari di qualcuno”. Sergio Rebecca, presidente dell’Ascom di Vicenza, alza i toni contro l’inerzia del Comune, incapace a tutt’oggi di adottare il regolamento per l’insediamento delle attività commerciali che dovrebbe recepire i principi della legge regionale 15/2004. Se tale provvedimento non verrà approvato entro il 25 febbraio, infatti, la Regione avocherà a sè questo importante atto amministrativo, con la conseguenza che non si potrà assumere alcuna contromisura per equilibrare, a Vicenza, una situazione già di per sé critica per quanto riguarda il rapporto tra medie strutture e piccoli negozi, soprattutto nel settore alimentare. Contromisure che l’Ascom di Vicenza ha invece chiesto a gran voce e in più riprese al sindaco Hullweck, non ultima la lettera spedita proprio nei giorni scorsi, il 24 gennaio. Nella missiva l’Ascom ribadisce, tra le altre richieste, la propria contrarietà al rilascio di autorizzazioni all’apertura di medie strutture del settore alimentare fino a 1.000 mq, senza una corretta parametrazione alla popolazione che andrà ad insediarsi nelle varie zone. Chiede inoltre di stabilire che la superficie massima complessivamente autorizzabile per le nuove aperture ed ampliamenti di medio-piccole strutture di vendita del settore alimentare e misto non superi i mille mq. Per quanto riguarda le medie strutture operanti da almeno tre anni, l’Ascom di Vicenza ritiene che eventuali ampliamenti concessi non debbano superare la misura massima del 20 per cento della superficie originaria e che non se ne permetta il libero trasferimento all’interno delle aree commerciali in cui la città è suddivisa.
Tutte osservazioni, queste, che potrebbero risultare inutili se il Comune non adotterà il regolamento per l’insediamento delle attività commerciali, lasciando mano libera alla Regione. “Ciò che è più grave - interviene Sergio Rebecca- è che si è continuato a mescolare le carte, a modificare articoli, senza però dare quelle risposte di fondamentale importanza per uno sviluppo urbanistico commerciale in sintonia con le esigenze di crescita della città e di tutela del centro storico e dei quartieri. Ci chiediamo infatti perché l’Amministrazione punti ancora a liberalizzare le medie strutture di vendita del settore alimentare e misto, fino a mille metri quadrati, quando sa bene che Vicenza ha un “indice” - dato dal rapporto tra la somma delle superfici degli esercizi di vicinato e la somma delle medie e grandi superfici di vendita - pari a 0.72, dunque ben lontano dall’effettivo indice di equilibrio che è pari a 1. Ciò significa che attualmente le medie e grandi strutture di vendita già superano di gran lunga gli esercizi di vicinato. E’ evidente che il comparto del settore alimentare in città è saturo. In questo caso - continua Rebecca - l’art. 14 della legge regionale 15/2004 dà facoltà ai Comuni di restringere le maglie della programmazione. E, sulla base di questa disposizione, l’Ascom ha proposto all’Amministrazione di stabilire dei contingentamenti, validi per tre anni, per l’apertura di nuove medie strutture del settore alimentare, autorizzandole solo là dove ve ne sia la reale necessità, determinata dall’insediamento di nuovi centri abitati o dalla carenza di punti vendita”.
“Il rischio che si corre - mette in guardia il presidente dell’Ascom provinciale - è da non trascurare. E’ infatti evidente che l’insediamento indiscriminato di nuove realtà commerciali andrebbe a scapito dell’esistente, soprattutto comporterebbe la chiusura dei punti vendita più piccoli che difficilmente riuscirebbero a reggere la concorrenza. E se così fosse si perderebbero quei negozi che nei vari quartieri hanno svolto, e continuano a svolgere, un prezioso servizio di prossimità, fondamentale per alcune classi di cittadini.”
L’inerzia del Comune di Vicenza sta inoltre bloccando ogni iniziativa e il possibile rilascio di qualsiasi autorizzazione per la media distribuzione. “Vogliamo che il Comune decida in fretta - conclude Rebecca - e dica chiaramente, con questo strumento di programmazione commerciale, che futuro vuole per Vicenza e per il settore distributivo; vorremmo conoscere se sta a cuore agli amministratori vicentini una crescita equilibrata del commercio in cui ci sia ancora spazio per i “negozi di prossimità” o se invece gli interessi sono altrove, magari lasciati nelle mani degli immobiliaristi”.
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