TUTTI IN FESTA A “CHIAMAR MARZO”
Nr. 03 del 13/02/2006
Sono attesi in più di 20mila per ammirare, domenica 26 febbraio, la tradizionale sfilata di carri che costituisce l’evento centrale della “Chiamata di Marzo”, una delle più antiche e caratteristiche manifestazioni della tradizione e del folclore della provincia e che si tiene a cadenza biennale a Recoaro Terme.
E che la Chiamata di Marzo sia un evento particolarmente sentito, lo dimostra anche la notevole partecipazione dei commercianti locali, che non hanno mancato, anche quest’anno, di dare il proprio importante contributo in termini di iniziative, di idee ed anche di supporto economico. “Siamo in prima fila per rendere questa manifestazione sempre più ricca di contenuti e capace di dare grande visibilità all’immagine di Recoaro - spiega Sonia Castagna, presidente della locale delegazione Ascom -. In questo senso, quest’anno abbiamo collaborato per la miglior riuscita del concorso a tema sulla Chiamata di Marzo che coinvolgerà tutte le vetrine del nostro centro, così da coordinare l’immagine dell’offerta commerciale di Recoaro con i temi dell’evento, che sono la storia e la tradizione del nostro territorio”. Ma non solo, gli operatori del commercio del turismo e dei servizi di Recoaro sosterranno anche il comitato organizzatore dell’iniziativa devolvendo un proprio contributo, destinato ad essere utilizzato per i costi organizzativi e promozionali della Chiamata di Marzo. “Un evento del genere - spiega Sonia Castagna - per la sua complessità richiede ovviamente anche un importante investimento economico. Ma noi siamo convinti del ritorno di immagine che la Chiamata di Marzo avrà per Recoaro e così, come delegazione Ascom, abbiamo coinvolto i nostri associati al fine di raccogliere una somma destinata a contribuire ai costi dell’iniziativa”.
Un po’ di storia
L’entusiasmo per questa manifestazione deriva sicuramente dal fatto che si tratta di una tradizione profondamente radicata nella storia di Recoaro. Da varie attestazioni si sa che la festa era ancora celebrata nell’800 e fino al 1920, per poi via via declinare a partire dal periodo fra le due guerre mondiali.
A partire dal 1979 l’Amministrazione Comunale ed un apposito Comitato, coadiuvati dall’Azienda Autonoma di Cura e Soggiorno, dalla Cooperativa Culturale e dalla Biblioteca Comunale, promossero il rilancio della manifestazione allo scopo di far conoscere e rivivere la sua natura folcloristica ed il suo significato storico-culturale, organizzando la partecipazione di gruppi in costume e carri allegorici allestiti nel rispetto dell’antica tradizione locale.
La festa, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, cadeva nell’ultima domenica di febbraio ed era la manifestazione spontanea della gioia che invadeva gli animi della gente di montagna, costretta a restare chiusa nella case e nelle stalle per quattro o cinque mesi, quando il primo tepore primaverile scioglieva il ghiaccio che d’inverno interrompeva i rapporti e le normali comunicazioni sia fra le contrade che con il centro del paese. Verso l’imbrunire, dopo essersi radunati a frotte nelle loro contrade, centinaia di pastori, mandriani, contadini, e le loro famiglie scendevano in paese, abbigliati con fogge e costumi stravaganti, in corteo compatto tra un frastuono indiavolato.
Alla testa della folla sfilavano per primi i cacciatori, armati di vecchi archibugi con i quali più tardi, mentre si intrecciavano le danze, salutavano a salve l’arrivo di marzo. Il corno, il “rècubele” e le “snatare” completavano il gaio frastuono, mentre i bambini agitavano campanelli (le “ciochète”) e le campane suonavano a festa. I gruppi intonavano le “cante” e qualcuno si esibiva in giochi di abilità e acrobazia. Dopo il tramonto veniva acceso il falò sul quale bruciava “l’inverno”, rappresentato da una sagoma di paglia.
Le probabili origini della festa, come si diceva, sono assai remote. Il fatto che questa tradizione sia passata di generazione in generazione, di popolo in popolo, riuscendo in qualche modo a sopravvivere fino ai nostri giorni, è testimonianza di quanto radicata, spontanea ed intimamente sentita sia l’usanza di “Chiamare Marzo” nella storia della gente recoarese.
IL PROGRAMMA DELLA MANIFESTAZIONE
Da sabato 18 a domenica 26 febbraio 2006
Concorso la Vetrina della Chiamata di Marzo
Sabato 18 febbraio 2006
ore 17.00 apertura Mostra fotografica presso il centro sociale
ore 18.00 Santa Messa in lingua Cimbra
ore 20.30 al Teatro Comunale, incontro con l’associazione
Houbanthal con il tema “Tzimbar Langhe”
(Primavera nella tradizione Cimbra)
Venerdì 24 Febbraio 2006
ore 20.00 al Teatro Comunale, Presentazione del libro:
La Chiamata di Marzo (Ciamar Marso), storia,
folclore e tradizione di Recoaro Terme
ore 21.00 Spettacolo con la Banda Brian e i Rikaber
Sabato 25 Febbraio 2006
ore 20.00 al Teatro Comunale, spettacolo dell’Anonima
Magnagati (a pagamento)
Domenica 26 Febbraio 2006
In mattinata, posizionamento di alcuni carri per le vie del centro, animazione per le vie del centro con il gruppo “I Campanari del Diavolo”, apertura osterie.
ore 13.00 inizio grande sfilata, a seguire
consegna attestato di partecipazione ai capi-carro
e premiazione dei vincenti il concorso “Una Vetrina
per la Chiamata di Marzo”,
conclusione con il “falò de l’omo de paja”
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