RAFFORZARE IL TERZIARIO, VERO MOTORE DEL PAESE
Nr. 06 del 27/03/2006
La campagna elettorale è entrata nel vivo con i due contendenti, Prodi e Berlusconi, impegnati in dibattiti a tutto campo sui temi centrali per lo sviluppo dell’Italia. Al centro, soprattutto, l’economia e il rilancio del sistema Paese. In questo senso, le categorie economiche giocano un ruolo essenziale per imprimere nel taccuino della politica la propria visione sulle priorità da affrontare. Per capire quali indicazioni Confcommercio intende portare all’evidenza dei due candidati premier, Confcommercio Veneto Notizie ha intervistato il presidente dell’Ascom di Vicenza Sergio Rebecca, che ricopre anche la carica di consigliere nazionale.
Presidente Rebecca, quali allora le priorità per il mondo del terziario che devono essere a suo avviso scritte sul taccuino del prossimo Governo?
“Bisogna prima di tutto incidere sul peso fiscale e contributivo che grava sui lavoratori e sulle imprese e il superamento dell’Irap deve essere sicuramente all’ordine del giorno del prossimo Governo. Si deve lavorare ancora di più sulla riduzione del costo del lavoro, senza però con questo cercare compensazioni con interventi sul versante del lavoro autonomo. Un altro aspetto prioritario su cui il prossimo Governo dovrebbe puntare per dare fiato e futuro, alla nostra economia è tutto il settore turistico, sfruttando in positivo, di più e meglio, le risorse di arte, natura e cultura che solo il nostro Paese è in grado di offrire tutte assieme”.
Il turismo è già un settore cardine per l’economia del nostro Paese.
“Certo, non a caso contribuisce per circa il 13 per cento al Pil nazionale. Nonostante ciò, la nostra bilancia turistica ha segnato, nel 2005, un deficit del 12,6 per cento con un saldo negativo, secondo fonti autorevoli, di oltre un miliardo di euro. Al di là delle politiche di promozione che possono essere messe in campo dalla regione o da altre strutture istituzionali, è chiaro che qui il problema è generale e si tratta di rendere economicamente più vantaggiosa l’accessibilità della destinazione Italia. Un intervento strategico dovrebbe essere quello della riforma dell’Iva, perché la nostra aliquota crea un notevole gap con competitors quali la Francia, la Spagna, la Grecia e con tutti i Paesi nuovi membri dell’Unione Europea. Ma serve anche a livello nazionale, ed è stato richiesto a gran voce dalla nostra Confederazione, un Ministero per le Politiche turistiche in grado di coordinare l’azione delle Regioni. Non possiamo infatti proporci all’estero con 21 distinte politiche turistiche. Poi, è chiaro, bisogna anche elevare il potenziale competitivo del nostro turismo incentivando le infrastrutture e la promozione dell’Italia nel mondo”.
Presidente un altro tema caro a Confcommercio è quello della pressione fiscale.
“Come associazione, anche in sede locale, siamo intervenuti più volte sugli studi di settore che, a nostro avviso, non devono trasformarsi in un meccanismo automatico e surrettizio di aumento della pressione fiscale sulle pmi. La metodologia di definizione dei parametri, ad esempio, deve tenere conto in modo circostanziato dell’andamento oggettivo del mercato, nonché di come i livelli di consumo territorialmente diversificati incidono sull’andamento economico dell’attività di impresa”.
E per quanto riguarda i tributi locali?
“Abbiamo spesso segnalato, come Ascom di Vicenza, che troppo spesso i tributi e le tariffe locali subiscono aumenti ingiustificati. La sensazione è che si voglia compensare la riduzione del prelievo erariale, e la conseguente diminuzione dei trasferimenti dallo Stato agli enti locali, proprio con una lievitazione dei tributi locali. Sarebbe allora opportuno istituzionalizzare una procedura di patto tra Stato ed Enti territoriali impositori sulle compatibilità di prelievo fiscale complessivo a carico dei cittadini e delle imprese, coinvolgendo in questo anche i rappresentanti del sistema economico. Vanno poi razionalizzate le attuali forme di prelievo, eliminando tributi che hanno costi di gestione addirittura superiori al gettito, come l’imposta sulle insegne, e definendo parametri concertati e oggettivi di determinazione di tariffe come, ad esempio, la più volte contestata tariffa rifiuti”.
Torniamo a parlare dei settori economici che Confcommercio rappresenta, presidente, quali le priorità per il commercio?
“Il primo fondamentale tema è quello di garantire il pluralismo distributivo, specie in settori chiave come quello alimentare. Solo in questo modo si può rispondere efficacemente alle diverse esigenze dei consumatori e ai loro differenti stili di vita. Ciò si può ottenere sia agendo sul versante delle regole, sia operando con politiche attive. Lo Stato deve stanziare più risorse finalizzate all’innovazione, all’assistenza tecnica, alla formazione, tutti elementi in grado di irrobustire il ruolo sociale degli esercizi di vicinato, vale a dire la loro funzione di presidio di specifiche aree urbane e territoriali e la loro vocazione al servizio di fasce di popolazione come gli anziani. Ma non solo, si potrà così anche rafforzare la dinamicità imprenditoriale ed economica di queste imprese, a tutto vantaggio della competitività complessiva della distribuzione commerciale. Ci sono poi altri problemi a cui vanno dare risposte precise: quello di garantire l’accessibilità al punto vendita e quello della sicurezza, tutti temi che andrebbero affrontati con un costante confronto tra amministrazioni, cittadini-consumatori e mondo delle imprese superando l’attuale logica della gestione delle emergenze”.
Proprio a proposito di sicurezza, lei è più volte intervenuto su questo tema caldo, anche a fronte di eventi criminosi che si sono verificati in provincia e che hanno colpito le aziende del settore.
“Lo abbiamo detto e ripetuto più volte nei convegni, al Crime-day, lo abbiamo scritto a ministri, sottosegretari, alle autorità ai vari livelli: deve essere aumentato il presidio sul territorio, perché Vicenza non è più un’isola felice come poteva essere tanti anni fa e tutti i cittadini hanno bisogno di sapere che non sono senza difese, alla mercè di una delinquenza che, nonostante il grosso impegno di agenti e militi, riesce a fare quello che vuole. Servono risposte concrete, come commissariati di zona, poliziotti di quartiere, una banca dati centralizzata sulla criminalità organizzata, il potenziamento degli apparati investigativi; controlli efficaci sull’immigrazione clandestina e soprattutto la certezza delle pene per non rendere inutile ogni sforzo. Insomma, lo Stato che deve fare qualcosa di più, anche attraverso incentivi all’istallazione di soluzioni tecnologiche utili al rafforzamento della sicurezza passiva delle imprese”.
Infine affrontiamo il capitolo delle imprese di servizi.
“Si tratta di uno dei pochi settori che ha registrato, pure in un periodo generalizzato di crisi dell’economia, interessanti dinamiche dal punto di vista occupazionale e della crescita. Per questo deve essere sostenuto nelle sue spinte innovative. Finora la politica degli incentivi ha privilegiato gli investimenti in innovazione tecnologica, supportando quasi esclusivamente le produzioni manifatturiere. Invece è necessaria la predisposizione di un set di strumenti e regole destinati a sostenere, in un’accezione ampia, l’innovazione tecnologica ed organizzativa nei servizi, anche attraverso il ricorso a strumenti fiscali come il credito di imposta, la detassazione degli utili reinvestiti, la revisione degli ammortamenti”.
Perché, secondo lei, si dovrebbe dare priorità alle esigenze delle imprese del terziario?
“Se guardiamo fuori dai nostri confini nazionali scopriamo ad esempio che negli Stati Uniti l’aumento di competitività e di produttività registrato negli ultimi dieci anni è scaturito principalmente dal rapporto tra innovazione e sistema dei servizi. Dovrebbe allora essere chiaro che accrescere la competitività e la produttività delle PMI e del terziario è un’occasione straordinaria per rilanciare la crescita e l’occupazione. Un’occasione che non può andare persa e che non va ulteriormente procrastinata”.
Un’ultima annotazione, presidente Rebecca, è d’obbligo in questo periodo e riguarda le prossime elezioni politiche e in particolare la scarsa rappresentanza vicentina che, comunque andranno le elezioni, approderà al Parlamento. Lei cosa ne pensa?
“In effetti le candidature “vicentine” per il prossimo Parlamento sono scarse e si tratta senza ombra di dubbio di una situazione ingenerosa nei confronti di un territorio che ha una valenza prestigiosa in Veneto e in tutto il Nord-Est, e che merita per questo di essere adeguatamente rappresentato. Sta di fatto che il sistema proporzionale è di per sé penalizzante, con la formazione delle liste in maniera prefissata e a seguito di decisioni prese in altra sede. Ed è, come risulta evidente, un sistema generatore di problemi. Meglio sarebbe stata la continuazione del maggioritario, soprattutto tenendo conto che il vecchio sistema aveva dato prova di essere largamente condiviso dalla maggioranza dei cittadini. L’impossibilità poi, di esprimere oltre al voto la preferenza per i propri candidati, può essere per qualche elettore una sorta di incentivo a disertare le urne. Staremo a vedere. L’auspicio è che si ritorni al sistema maggioritario”.
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