MEDIE STRUTTURE DI VENDITA, LA PROGRAMMAZIONE PUNTA SULL’EQUILIBRIO CON IL SERVIZIO DI PROSSIMITA’
Nr. 07 del 10/04/2006
L’Ister, Istituto per il terziario della Confcommercio di Vicenza, sta affiancando molti comuni della provincia nella definizione dei criteri di programmazione per l’insediamento di medie strutture di vendita, in base alla legge regionale 15/2004. “Quasi la metà dei piani vicentini, approvati o in itinere, sono stati realizzati grazie alla consulenza fornita dall’Ister alle amministrazioni comunali - afferma Sergio Rebecca, presidente dell’istituto da anni impegnato nella consulenza alla pubblica amministrazione nella redazione di progetti di marketing urbano e in materia di programmazione commerciale -. In occasione dei vari momenti di confronto - spiega Rebecca - abbiamo proposto l’opportunità di programmare la rete distributiva locale in forma comprensoriale, tenendo presente il bacino di utenza e la realtà delle strutture commerciali esistenti nel territorio, in particolare le potenzialità di servizio delle grandi strutture”. Ed è stata questa la filosofia che ha ispirato tutti i piani messi a punto dall’Ister, che ha lavorato fianco a fianco di molti amministratori dell’Area Berica, dell’Altopiano di Asiago, dell’Alto Vicentino, delle valli del Chiampo e dell’Agno, della Pedemontana.
Rispettati i requisiti
“I principali requisiti da considerare nella predisposizione dei criteri per l’insediamento delle medie strutture di vendita erano le garanzie di concorrenzialità del sistema distributivo, il mantenimento di una presenza diffusa e qualificata del servizio di prossimità, l’equilibrio delle diverse forme distributive, la tutela delle piccole e medie imprese commerciali - spiega il consigliere delegato dall’Ister Fiorenzo Marcato, che ha seguito gli aspetti tecnici della predisposizione dei piani - Tracciando un primo bilancio di quanto finora realizzato possiamo dire che molte Amministrazioni hanno dimostrato sensibilità su questi temi, nell’ambito della propria discrezionalità programmatoria, limitando le disponibilità per il settore alimentare nelle zone di sviluppo urbanistico e quindi demografico e rispondere così alle esigenze dei consumatori della zona interessata. Alcune non hanno addirittura previsto alcuna possibilità di insediamento, al fine di non influire negativamente in una situazione economica e congiunturale già pesante ed in ultima analisi per mantenere vivo il servizio di vicinato e la vitalità dei negozi dei centri storici. La maggior parte delle amministrazioni - continua Marcato - ha ritenuto invece di non affossare le esigenze degli operatori del settore non alimentare a grande fabbisogno di superficie, che per la loro peculiarità hanno bisogno di spazi considerevoli per l’esposizione dei loro prodotti, quali ad esempio autoveicoli, materiali edili, nautica, mobili, legnami, motoveicoli”.
La programmazione,
meglio sovracomunale
Tutto bene quindi? Non esattamente. Ister ha comunque rilevato come in qualche amministrazione sia ancora carente il raccordo fra norme urbanistiche e commerciali. Non solo: “Laddove i nostri esperti sono riusciti a mettere attorno ad un tavolo più comuni di una stessa area per definire una programmazione degli insediamenti che tenesse conto anche delle strutture esistenti al di fuori degli stretti confini comunali - afferma il presidente Sergio Rebecca - siamo riusciti a realizzare dei piani a nostro avviso molto più equilibrati e lungimiranti. Più difficile è stato il compito in quelle zone dove le amministrazioni non hanno voluto instaurare un’unità di intenti con i propri vicini. Nel nostro lavoro abbiamo infatti appurato come sia indispensabile addivenire alla realizzazione di una programmazione sovracomunale, tra l’altro da noi più volte proposta, perché più rispondente alla realtà di un territorio così abbondantemente servito da varie tipologie di strutture commerciali”.
Comuni in ritardo
Altra nota dolente riguarda il ritardo con cui molte amministrazioni stanno approvando i criteri di programmazione per l’insediamento di attività commerciali di medie strutture di vendita. Le varie proroghe non sono infatti bastate, a molti comuni del Vicentino, per mettersi in regola con quanto previsto dalla legge regionale 15/2004. “In provincia - conferma Rebecca - solo 36 comuni su 121 hanno approvato la nuova regolamentazione nei tempi previsti, cioè entro la fine di febbraio. Molti stanno provvedendo a fare le dovute consultazioni, parecchi, almeno una trentina, non hanno ancora predisposto alcuna bozza. Il rischio, in quest’ultimo caso, è che alla fine intervenga, dall’alto, un provvedimento regionale”. Il ritardo, ci si chiede, è tutta colpa delle amministrazioni comunali?
Spacci come medie strutture
Secondo il presidente dell’Ister non è esattamente così: “Probabilmente la legge regionale 15 non è stata, in alcuni casi, ben compresa - è il parere di Sergio Rebecca - ma è anche vero che i decreti di attuazione hanno lasciato perplesse molte amministrazioni per le difficoltà interpretative e di coordinamento delle norme urbanistiche con quelle commerciali”.
Secondo gli esperti dell’Ister è infine auspicabile l’emanazione di disposizioni regionali tali da chiarire il concetto di equilibrio fra le varie tipologie di esercizio, anche nella considerazione che sul territorio veneto esistono spacci aziendali, in particolare nel settore tessile-abbigliamento, davvero consistenti e paragonabili a medie strutture; ma anche mercati settimanali che, per la loro tipologia, sono dei veri e propri centri commerciali. “Si tratta - conclude Fiorenzo Marcato - di tipologie di attività che purtroppo non sono considerate quando vengono messe a confronto le diverse strutture esistenti e che invece influiscono non poco sugli equilibri commerciali di un territorio”.
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