PER IL RILANCIO DELL’ECONOMIA LIBERALIZZARE NON BASTA
Nr. 14 del 24/07/2006
Accompagnare la crescente terziarizzazione delle imprese, valorizzare il commercio ed il turismo, ridurre la pressione fiscale anche attraverso una efficace lotta all’evasione e all’elusione, costruire concorrenza attraverso le liberalizzazioni in settori chiave per l’economia. Sono queste, secondo Confcommercio, le sfide da affrontare fin da subito per un effettivo rilancio del Sistema Paese. E’ quanto emerso nel corso della diciannovesima Assemblea Generale dell’Associazione tenutasi lo scorso 6 luglio a Roma. A fare il punto sullo stato dell’economia italiana e sulle misure necessarie per far ripartire lo sviluppo è stato il presidente nazionale di Confcommercio Carlo Sangalli, il quale ha aperto i lavori con una relazione ampia ed articolata. Sangalli ha affrontato i nodi strutturali da sciogliere per liberare risorse e le opportunità da cogliere “per costruire una politica economica che tenga saldamente insieme il tempo del rigore della finanza pubblica con quello delle scelte per la crescita e lo sviluppo”.
La terziarizzazione
dell’economia italiana
Il presidente di Confcommercio, nel suo intervento all’Assemblea Generale, ha dedicato ampio spazio al fenomeno della terziarizzazione delle imprese. “Imprese e distretti “cambiano pelle” - ha detto - . E lo fanno con un’integrazione tra produzione, commercializzazione e servizi - tecnologici e logistici, di consulenza e marketing, di design e di comunicazione - che mira ad accrescere il valore aggiunto delle produzioni e ad allargare, attraverso i servizi, la gamma complessiva di offerta dell’economia italiana nel mercato globale”. In questo senso, secondo Sangalli, “si deve lavorare per accompagnare quanto sta già avvenendo in termini di integrazione tra sistema manifatturiero e sistema dei servizi. Del resto, si tratta di quanto è già accaduto nelle economie mature che, in questi anni, hanno galoppato di più nello scenario della globalizzazione, proprio per la spinta propulsiva dell’incremento della produttività dei servizi”.
Commercio e liberalizzazioni
Il presidente Sangalli ha affrontato poi i problemi e le opportunità dei settori commercio e turismo. “L’aumento di produttività nel commercio richiede anche regole di apertura dei mercati e concorrenza. Come, peraltro, si è già largamente fatto - fin dal 1998, con la riforma “Bersani” - per la distribuzione commerciale”. “La concorrenza ha agito in tutto il sistema distributivo: nel dettaglio indipendente come nella grande distribuzione e nella distribuzione organizzata. C’è ancora del lavoro da fare. Per coordinare l’azione delle Regioni sul terreno del cosiddetto “federalismo commerciale” e per sviluppare l’integrazione qualitativa tra urbanistica generale e urbanistica commerciale. Ci sono gli strumenti istituzionali per farlo e, soprattutto, c’è sempre lo spazio politico per una concertazione, che coinvolga - anche su questo terreno - Governo, Regioni ed Enti locali, consumatori, lavoratori ed imprese”.
Su questo punto Sangalli si è rivolto direttamente al ministro Bersani, riferendosi al recente decreto legge sulle liberalizzazioni: “Discutere e confrontarsi sulle regole dell’attività d’impresa e sulle scelte di apertura dei mercati - ha precisato Sangalli - è aspetto imprescindibile di una concertazione che si proponga di agire concretamente per il perseguimento degli obiettivi generali del risanamento, dell’equità, dello sviluppo. Noi, per parte nostra, vogliamo portare il nostro contributo al raggiungimento di questi obiettivi”.
Ma la concertazione, ha continuato Sangalli “non può essere un metodo ad intermittenza o a corrente alternata, che con alcuni si pratica e con altri no. Perché pensiamo che sia giusto consentire alle forze sociali di partecipare alla formazione delle scelte e di assumere impegni conseguenti in ragione di ciò che esse rappresentano nell’economia reale del Paese. Intanto - ha proseguito Sangalli - noi chiediamo di aprire con urgenza un tavolo di lavoro e di confronto sul decreto in materia di liberalizzazioni. Con spirito costruttivo e senza pregiudizi, riteniamo, infatti, che siano possibili modifiche e miglioramenti a vantaggio di tutti”.
Turismo, una risorsa
Nella sua relazione Sangalli ha messo anche in evidenza l’importanza strategica del turismo per il sistema economico italiano. “Il turismo è una grande risorsa per il Paese. Forse, la sua più grande risorsa - ha detto -. Per questo abbiamo chiesto una governance del settore, coerente con le sue potenzialità. E, per questo, abbiamo poi apprezzato la scelta di incardinare nel Ministero dei Beni Culturali la delega in materia. E’, naturalmente, un punto di partenza: per risolvere - dopo la proroga già intervenuta - la questione degli aumenti esponenziali dei canoni de ma niali; per dar seguito agli impegni in materia di detraibilità IVA per il turismo congressuale; per l’allineamento delle aliquote IVA per il turi smo italiano ai livelli più competitivi praticati da altri Paesi europei. Ma, più in prospettiva, vorremmo che fosse l’occasione affinché tutti i pro ta gonisti della governance del turismo italiano - Ministero, Regioni, Agenzia, Enti locali, lavoratori ed imprese - condividessero una strate gia di qualificazione della nostra of fer ta turistica. Una strategia alimen tata da un’opzione forte per il mar keting territoriale della destinazione Italia e da un complessivo salto di qualità tecnologico e di rete dell’organizzazione, del funzionamento e della promozione di questa offerta”.
Innovazione e marketing territoriale, secondo il presidente Sangalli, sono le gambe fondamentali di una politica per il commercio e per il turismo, che si proponga di accrescerne la produttività e di coinvolgere questi fondamentali settori economici nel più ampio disegno di realizzazione di una leadership italiana del capitalismo culturale e dell’economia dell’esperienza. “Esiste ormai una ricca letteratura che insiste sullo straordinario potenziale dell’identità del nostro Paese: un’identità definita dal nostro patrimonio culturale, storico ed ambientale, oltre che dal modo tipicamente italiano di vivere e anche di consumare. Questa identità, però - ha sottolineato Sangalli - non può essere vissuta solo come una rendita. Al contrario, se ne deve trarre tutta la straordinaria capacità di costruzione di valore che in essa risiede, senza accontentarsi della soddisfazione “museale” di essere i detentori del primo patrimonio artistico-culturale del mondo”.
La riduzione della pressione
fiscale complessiva
L’ampia relazione del presidente Carlo Sangalli ha toccato il tema della necessità di una riduzione fisca le complessiva. “Occorre tenere in sie me - ha affermato - il contrasto dell’evasione e dell’elusione con l’im pe gno alla riduzione della pressione fiscale complessiva. Perché, mediamente, la “corporate-tax” italiana si colloca intorno al 37%, largamente al di sopra dell’aliquota media del 28% dei Paesi OCSE e di quella dell’Unione europea allar ga ta pari al 25%. Senza dire poi, per il nostro Paese, del lavoro autonomo, in cui - tra fisco e contribuzione previdenziale - si arriva largamen te e facilmente ad un prelievo com ples sivo superiore al 50%. Senza dire, ancora per il nostro Paese, del peso di tanti, troppi tributi locali enormemente cresciuti negli ultimi anni”.
Sangalli è anche intervenuto sul tema della riduzione del cuneo fiscale e contributivo: “Noi pensiamo che possa e debba essere fatta. E che vada fatta con un’equa distribuzione del beneficio tra le imprese e i lavoratori, in particolare per quelli il cui reddito si colloca in una fascia medio-bassa. Sarebbe, infatti, un buon modo - proprio rispetto al quadro congiunturale con cui ci stiamo confrontando - tanto per sostenere l’offerta, quanto per sostenere la domanda interna”. Secondo Sangalli, poi, questa riduzione deve essere generalizzata: “L’unica cosa che non potremo mai accettare è che - sotto le vesti della selettività - si cerchi di far passare ciò che, in sostanza, sarebbe la discriminazione dell’intero sistema dei servizi e, di converso, un privilegio riservato a chi - in via presuntiva, ma tutta da dimostrare - sarebbe maggiormente esposto alla concorrenza”. E su dove trovare risorse per questo taglio del cuneo fiscale, Sangalli ritiene che la strada sia quella di ridurre e riqualificare la spesa pubblica, ridurre il debito, recuperare il sommerso, ragionare sulla sostenibilità delle pensioni di anzianità attuali e ripensare il sistema degli incentivi alle imprese, riducendo per contro la pressione fiscale e contributiva”.
Costruire concorrenza
Infine Carlo Sangalli si è soffermato sul tema della concorrenza e delle liberalizzazioni. “La concorrenza - è l’analisi del presidente di Confcommercio - richiede scelte di apertura dei mercati e Autorità forti e indipendenti, ma non autoreferenziali. Richiede privatizzazioni che siano precedute da scelte di liberalizzazione per evitare di “impantanarsi” nel passaggio dal monopolio pubblico al semi-monopolio. Richiede politiche - industriali e per i servizi - utili a sospingere gli ex-monopolisti e i residui “campioni nazionali” a confrontarsi, con maggiore impegno, con lo scenario ampio e competitivo che sta oltre la soglia dei confini nazionali.
Richiede politiche che riconoscano, accompagnino e premino i processi di crescita dimensionale delle piccole e delle medie imprese e le loro aggregazioni di gruppo e di rete”. “Se dovessi comunque indicare un “nocciolo duro” della competitività difficile del sistema-Italia - ha aggiunto Sangalli -, insisterei sul deficit di dotazione infrastrutturale e sul caro energia”.
Elementi, questi, che incidono fortemente anche sulla dinamica dei prezzi e conseguentemente, sui consumi. Non a caso , nei giorni scorsi, Confcommercio ha lanciato l’allarme per un possibile crollo dei consumi per il prossimo anno durante l’audizione dell’Associazione sul Dpef di fronte alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Il direttore generale di Confcommercio Luigi Taranto ha infatti affermato che “dal confronto tra il quadro macroeconomico a politiche invariate e quello programmatico si rileva che, nel 2007, i consumi delle famiglie passerebbero da una crescita tendenziale dell’1,3% ad un incremento programmatico dello 0,8%, con una riduzione di oltre 5 miliardi rispetto a quanto si registrerebbe a politiche invariate”. Uno scenario, questo, certo non incoraggiante, che rende ancora più necessarie e urgenti quelle misure di rilancio dello sviluppo richieste dal presidente Sangalli durante l’Assemblea Generale di Confcommercio.
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