mercoledì 16 gennaio 2008
Il primo bilancio dei saldi vicentini è positivo
I Vicentini hanno aspettato i saldi per rifarsi il guardaroba: nei mesi precedenti hanno messo “sotto osservazione” i capi più interessanti, a Natale hanno un po’ risparmiato sui regali e poi si sono precipitati nei negozi di abbigliamento e calzature il 5 gennaio (giorno d’inizio delle vendite di fine stagione) e anche nei giorni successivi, ma con un po’ meno frenesia rispetto al primo giorno, ad acquistare con lo sconto.
In generale, è questo il quadro che si delinea dopo un paio di settimane dall'inizio dei saldi invernali e, anche se è un po’ presto per tirare le somme vere e proprie, considerato che i saldi terminano il 28 di febbraio, la tendenza, che si registra in città e provincia, è di un +15% rispetto all’andamento delle vendite dell’anno scorso.
A rilevarlo è un’indagine telefonica dell’Ascom-Confcommercio di Vicenza, che ha interpellato in questi giorni alcuni operatori del settore abbigliamento e calzature tra i più rappresentativi della provincia.
“Sono i primi giorni di saldi ad aver fatto registrare un buon andamento delle vendite – precisa Renato Corrà, presidente dell’Associazione provinciale dettaglianti abbigliamento della Confcommercio di Vicenza - con un incremento mediamente del 15% rispetto allo scorso anno, con una spiccata preferenza da parte della clientela per i cosiddetti “prodotti a marchio”; poi l’interesse all’acquisto è decisamente calato”.
“Questo impulso positivo alle vendite innescato dai saldi non basta però a compensare una stagione difficile per il settore – spiega il presidente Corrà -. Venivamo da un periodo critico in termini di vendite iniziato già da metà ottobre e proseguito fino a dicembre, con un Natale piuttosto fiacco per l’imminente inizio dei saldi. Il problema è che il consumatore medio ha oramai una scarsa disponibilità di denaro da riservare all’abbigliamento e calzature, poiché deve dare priorità a una serie altre spese irrinunciabili che fanno parte stabile nel suo bilancio familiare. Ecco allora che si spiega la corsa a comperare a prezzi scontati, e non solo durante i saldi”.
“E qui c’è da riflettere su un’altra importante questione – puntualizza Corrà -: il prezzo per il cliente finale potrebbe essere inferiore durante tutto l’anno se solo ci fosse un sistema diverso e meno vincolante per il negoziante di acquistare la merce dai produttori. Attualmente noi commercianti, soprattutto per collezioni legate ai marchi, dobbiamo acquistare i vari capi un anno prima, accollandoci tutto il rischio dell’invenduto, e si tratta di merce che, il più delle volte, ha un prezzo di vendita finale stabilito dalle case produttrici. Un prezzo che, spesso, già noi commercianti consideriamo “fuori mercato”, ma sul quale non possiamo minimamente incidere. Questo è l’attuale sistema della distribuzione, e quando la merce durante la stagione, per vari motivi, resta invenduta è inevitabile che il commerciante, per rimediare alla situazione e recuperare liquidità, tenti la carta delle vendite promozionali o sottocosto. Se vogliamo un sistema di vendita più in sintonia con le esigenze della generalità della clientela, devono cambiare queste cose, lasciando al commerciante la scelta di acquistare dai fornitori quanto, e quando, ritiene necessario ed economicamente conveniente, per la sua tipologia di negozio e di clientela. Solo così i prezzi finali potranno diventare più giusti”.
Caccia ai capispalla
A quanto pare, quindi, la minore disponibilità di spesa del consumatore medio fa della scelta di comprare in saldo più una necessità che un’opportunità. Non a caso, hanno notato la maggior parte gli operatori interpellati dall’Ascom di Vicenza, il prodotto più ricercato è stato quello che normalmente, in stagione, ha prezzi più impegnativi, quale ad esempio il capospalla (piumini, cappotti, giacche).
Altra tendenza confermata oramai da qualche anno è la forte selettività negli acquisti: i consumatori vicentini, quando entrano in negozio, sanno già quel che vogliono, vale a dire il capo notato quando era a prezzo pieno.
Calzature, meglio se “di firma”
Per il settore calzature e pelletterie la partenza dei saldi è stata più che positiva, ma anche in questo caso si veniva da un periodo di vendite non certo brillanti. Gli operatori stimano aumenti rispetto allo scorso anno, anche di oltre il 10%, in particolare per le calzature.
L’acquisto legato al marchio e al capo pubblicizzato si riscontra maggiormente nelle scelte dei giovani mentre le persone di una certa età badano più alla comodità e alle tipologie classiche.
Per la pelletteria andamento in linea con lo scorso anno per quanto riguarda valigeria e accessori in pelle; buono l’interesse per le borse.
Discreti affari vengono confermati per quanto riguarda la pellicceria e, tra i giovani, sono ancora molto richiesti i giubbotti in pelle.
Meno positivo invece, l’andamento dei saldi per i negozi di articoli sportivi. In questo caso ha inciso certamente l’andamento stagionale, con l’inverno sostanzialmente in ritardo.
Saldi opportunità per i clienti ma anche per i negozianti
I saldi, dunque, confermano il loro appeal, anche se qualche negoziante lamenta che la continua proposta di vendite promozionali in corso d’anno rischia di generare un fenomeno di assuefazione allo sconto, rendendo allo stesso tempo sempre più difficile la vendita a prezzo pieno della merce.
Nonostante ciò i saldi si confermano un’opportunità non solo per il cliente ma anche per il negoziante, che riesce così a smaltire i capi della stagione precedente, assicurandosi una liquidità da usare, fin da subito, per il riassortimento del prossimo inverno.