venerdì 27 giugno 2008
“IL RITORNO DEL LAVORO A CHIAMATA
E’ UN OTTIMO RISULTATO PER LE NOSTRE IMPRESE”
Una boccata d’ossigeno per le tante aziende del commercio, del turismo e dei servizi che hanno, dal punto di vista organizzativo, la necessità di instaurare rapporti di lavoro maggiormente flessibili a causa, ad esempio, di imprevedibili picchi di attività o dell’improvvisa esigenza di sostituire personale. Il decreto legge pubblicato mercoledì scorso (25 giugno) sulla Gazzetta Ufficiale ed immediatamente operativo reintroduce infatti un istituto molto importante per il mondo del terziario, vale a dire il lavoro intermittente o “a chiamata”.
“E’ un risultato importante, che auspicavamo da quando, l’anno scorso, la Confcommercio rifiutò di firmare il Protocollo del Welfare anche perché esso conteneva l’abrogazione del lavoro intermittente – spiega Andrea Gallo, direttore dell’Ascom di Vicenza. In ogni occasione di confronto con il Governo sui temi del lavoro la Confederazione nazionale ha fortemente caldeggiato la reintroduzione di questa tipologia contrattuale disciplinata per la prima volta dalla Legge Biagi. Ora queste richieste sono state accolte e non possiamo che esprimere grande soddisfazione per il risultato ottenuto”.
Ad utilizzare il lavoro a chiamata, nel Vicentino, è soprattutto il comparto del Turismo e, in misura minore, il settore del Commercio. Permette infatti al datore di lavoro di disporre senza prefissare alcun obbligo dal punto di vista dei giorni, degli orari e della quantità della prestazione dell’apporto di lavoro dipendente (spesso a favore di giovani studenti).
Ora dunque le lancette dell’orologio tornano a sei mesi fa, quando il lavoro intermittente fu abrogato.
Non si tratta comunque dell’unica novità introdotta dal decreto, ribattezzato anche “pacchetto lavoro”. E’ stato infatti meglio definito anche l’istituto del lavoro notturno, perché un’interpretazione particolarmente restrittiva della precedente norma aveva creato alcuni problemi a categorie quali i panificatori e i pubblici esercizi. Ora appare chiaro che si deve considerare lavoratore notturno chi, abitualmente o saltuariamente (per almeno 80 volte l’anno), è impiegato di notte per almeno 3 ore.
Da segnalare anche l’abrogazione dell’obbligo di presentare – da parte del lavoratore – le dimissioni volontarie utilizzando il modello messo on line dal Ministero del Lavoro, che costituiva un ulteriore onere burocratico per lavoratori ed imprese.
“I dati Istat recentemente diffusi dimostrano come i settori del commercio, del turismo e dei servizi siano in questo momento in sofferenza per il calo dei consumi – conclude il direttore Gallo -. Provvedimenti come quelli introdotti con il “pacchetto lavoro” vanno nella giusta direzione della sburocratizzazione e della flessibilità, due ingredienti di cui non si può più fare a meno se si vuole mantenere competitive le nostre imprese”.
IL DIRETTORE
(Avv. Andrea Gallo)