Sono passati sei mesi esatti dall’inizio dei giorni terribili dell’alluvione. Nel frattempo molto si è fatto ma molto resta ancora da fare perché non si ripeta, in città e in altre zone a rischio del territorio provinciale, la situazione drammatica dell’esondazione dei fiumi. Il conteggio degli interventi eseguiti e il monitoraggio delle opere da fare sono un costante impegno che Confcommercio Vicenza sta portando avanti dal giorno dopo l’alluvione, quale contributo alla messa in sicurezza del territorio e di vicinanza e sostegno alle tante famiglie e attività commerciali e turistiche danneggiate dall’esondazione del 1° novembre e ancor oggi preoccupate che possa ripresentarsi una simile situazione. Confcommercio poi, come ogni mese, riassume i risultati nel grafico “Contamesi”; ma con l’obiettivo di avere un monitoraggio il più preciso e aggiornato possibile ha invitato, giovedì scorso, presso la propria sede provinciale, i sindaci di Vicenza e Caldogno e i dirigenti tecnici della Regione Veneto e del Genio Civile di Vicenza nonché i titolari delle attività commerciali delle zone esondate.
Il presidente dell’Associazione, Sergio Rebecca, commenta così l’esito dell’incontro: “Abbiamo constatato che si sta lavorando per la messa in sicurezza scontrandosi ogni giorno con un ostacolo mostruoso che si chiama burocrazia. Gli interventi, seppur evidentemente urgenti e necessari, sono ritardati da iter macchinosi che allungano i tempi di attuazione e vanificano la buona volontà di chi invece, consapevole dell’urgenza, vorrebbe realizzare al più presto le opere. E’ il caso di Ponte Pusterla, dove nessuno può negare la necessità di ripristinare l’agibilità e la riapertura del ponte al transito delle auto. Il sindaco Achille Variati ha confermato che i finanziamenti all’opera ci sono, in parte provenienti da donazioni di privati, ma che è tutto fermo perché la Corte dei Conti deve avallare la relativa delibera. Tutto normale, forse, per tanti burocrati a cui è ancora affidata l’amministrazione italiana, ma è difficile, per tutti coloro che nei giorni dell’alluvione si sono messi immediatamente all’opera, concepire che non ci si possa rimboccare le maniche e fare le cose al più presto”.
“Dobbiamo dare atto - aggiunge Rebecca - che le Istituzioni hanno fatto e stanno facendo quanto è di loro facoltà, con impegno e solerzia, soprattutto per il ripristino degli argini e la manutenzione dei corsi d’acqua. Il punto critico è che ancora manca una tempistica relativa all’avvio dei lavori per le grandi opere già individuate come necessarie per la messa in sicurezza del territorio e senza le quali il rischio esondazioni resta tale e quale”.
Il progetto per il bacino di espansione sul Timonchio previsto a Caldogno, probabilmente l’opera più prossima al via, dovrebbe infatti essere pronto entro la fine dell’estate, ma i tempi di esecuzione restano un’incognita. Molte incertezze rimangono anche sulla reperibilità dei fondi necessari per realizzare tutti gli altri grandi interventi previsti. “A questo punto viene spontaneo dire che l’unica certezza è che con il rischio alluvione bisognerà imparare a convivere – dice Rebecca - ma questo non significa dover rinunciare alla pretesa della messa in sicurezza del territorio. Per quanto ci riguarda, almeno, l’impegno a sollecitare in tal senso le Istituzioni rimarrà inalterato e continueremo a incalzare chi di dovere per la realizzazione di quanto promesso”.