Pensare di rilanciare il turismo della nostra città aumentando, di fatto, i costi per chi vi soggiorna è un controsenso in termini. Tanto più in un momento, come quello attuale, in cui le strutture alberghiere vicentine stanno riducendo ai minimi termini la propria redditività, abbassando i prezzi per mantenere un livello accettabile di occupazione delle camere. E’ questa la posizione della Confcommercio provinciale sull’ipotesi avanzata dall’assessore al Turismo del Comune di Vicenza Massimo Pecori di introdurre nel Capoluogo la tassa di soggiorno. “Questo ennesimo balzello – è il commento del presidente Sergio Rebecca – è un’autentica stortura tributaria introdotta dal legislatore, che ha evidentemente male interpretato il concetto di federalismo fiscale: ci aspettavamo che federalismo significasse una migliore ripartizione delle risorse in base alle tasse versate sul territorio e invece scopriamo che si sta rivelando una modalità lasciata al libero arbitrio degli amministratori locali per rastrellare soldi, prelevandoli direttamente dalle tasche dei cittadini”.
Confcommercio non nega le effettive difficoltà di promuovere il turismo nella città del Palladio con un budget, secondo quanto affermato dall’assessore Pecori, di appena 15mila euro, “ma, mi chiedo – rincara il presidente Sergio Rebecca - se è giusto che di tutto il gettito fiscale generato normalmente dalle imprese turistiche della città solo così pochi spiccioli siano finalizzati alla promozione. E’ davvero un’assurdità. Sarebbe stato in ogni caso più opportuno, prima di ipotizzare l’applicazione della tassa di soggiorno – continua il presidente della Confcommercio di Vicenza -, non solo verificare le potenziali entrate di questo tributo, ma anche stilare un progetto circostanziato e puntuale di come saranno utilizzati i fondi eventualmente raccolti, discutendone preventivamente. Invece l’impressione è che tutto potrebbe finire in un generico calderone di “interventi in materia di turismo”, dove si può far rientrare davvero qualsiasi cosa. In un periodo di forti tagli dei trasferimenti dallo Stato ai Comuni, non ci stupiremmo se un bel giorno queste risorse venissero dirottate verso altri capitoli di spesa giudicati più prioritari”.
Il rischio, dunque, è che con la tassa di soggiorno si vada a penalizzare le imprese dell’ospitalità senza offrire, in cambio, un concreto rilancio dell’immagine turistica del territorio e un generale miglioramento dei servizi offerti a chi decide, per affari o proprio per visitare la città del Palladio, di pernottare in una struttura ricettiva di Vicenza. “E poi nessuno ha pensato – si chiede il presidente della Confcommercio di Vicenza Sergio Rebecca – ai costi di riscossione della tassa, non solo per l’amministrazione ma anche e soprattutto per i nostri albergatori, trasformati per l’occasione in esattori delle tasse? Chi rimborserà le nostre imprese del tempo speso per raccogliere e versare il tributo per conto del Comune, magari pagandoci anche la commissione nel caso i clienti saldino il conto con la carta di credito? E tutto questo entrerebbe in vigore in un periodo in cui l’occupazione media dei posti letto negli alberghi cittadini si aggira attorno al 33%, contro il 44% di dieci anni fa e il 59% del 1996. Un ulteriore penalizzazione nelle presenze rischierebbe davvero di diventare un duro colpo al settore alberghiero”.