Per chi ha compiuto ottant’anni rinnovare la patente, a Vicenza, si sta rivelando un autentico calvario. Lo sperimentano da mesi tantissimi anziani che, nonostante l’età, non hanno alcuna intenzione di appendere le chiavi dell’auto o del motorino “al chiodo”. “La situazione sta diventando paradossale – spiega Paola Tommasini, presidente dell’Associazione Provinciale Autoscuole di Confommercio Vicenza –. Gli ultraottantenni che si rivolgono a noi e alle agenzie pratiche auto per il rinnovo della patente sono letteralmente terrorizzati dalle procedure che devono seguire e dai costi che si prospettano se qualcosa, nella prima visita alla Commissione medica provinciale, va storto. Nessuno mette in discussione la necessità di una seria verifica dello stato di salute di un ottantenne quando si tratta di rinnovare la patente scaduta, ma gli anziani vicentini ne devono sopportare davvero troppe per ottenere l’agognata proroga del documento di guida”.
In effetti quando un ultraottantenne a Vicenza scopre che la sua patente sta per scadere si deve preparare ad una vera e propria corsa ad ostacoli; il che, data l’età degli interessati, non pare esattamente una prospettiva ideale.
Primo ostacolo: le lunghe attese per ottenere una visita dalla Commissione medica provinciale di Vicenza, alla quale, così come stabilito dal Codice della Strada, si deve rivolgere, per il rinnovo, chi supera la soglia degli 80 anni, oltre a chi è affetto da piccole disabilità e vuole prendere la patente. Prenotando oggi la visita si ottiene l’appuntamento a fine gennaio. Poco male, si dirà, perché nel frattempo il nostro “vecchietto” può usufruire di un permesso temporaneo di guida (i disabili invece aspettano, perché loro la patente la devono conseguire, non rinnovare).
E qui nasce il secondo ostacolo: se la “patente” è in verità un “patentino” per i ciclomotori o per guidare una minicar, mezzi molto usati dagli anziani, non è previsto alcun permesso temporaneo e si resta a piedi. Così come nessun permesso è rilasciato se, malauguratamente, ci si accorge in ritardo anche di un solo giorno che la patente è scaduta.
Ma il nostro arzillo ultraottantenne ha la mente lucida: lui la scadenza la controlla sempre e dunque si rivolge per tempo all’autoscuola e all’agenzia per farsi aiutare e si arma di pazienza, attendendo la visita.
Ma dietro l’angolo c’è il terzo ostacolo: sempre più spesso la Commissione medica provinciale chiede un surplus di verifica, vale a dire una visita pisco-diagnostica presso uno psicologo. Ad effettuarla, privatamente e dunque a pagamento, è un professionista scelto esclusivamente dalla Commissione, che ne ha selezionati solo cinque in tutta la provincia. Morale: oltre al pagamento della tariffa professionale, l’attesa si prolunga ancora.
E quando, finalmente, ci si siede davanti alla scrivania dello psicologo incaricato ecco il quarto ostacolo: “Molti ci raccontano – riferisce la presidente delle autoscuole Confcommercio Paola Tommasini - di verifiche davvero ardue per gli anziani che, in molti casi, sono emotivamente più fragili e non possiedono un’elevata scolarizzazione. Per tali soggetti fare un test al computer, con immagini che scorrono velocissime, o come accaduto, entrare nella stanza dello psicologo mentre questo sta leggendo il giornale e poi dover riassumere il contenuto dell’articolo senza essere nemmeno stato preavvisato, mi sembra davvero troppo. Al di là della validità scientifica di queste prove, che non discuto, ho l’impressione che non si rispetti fino in fondo la dignità dei nostri ultraottantenni, che andrebbero adeguatamente preparati a questi test e verifiche”.
E che qualcosa non funzioni lo dimostrano le numerose “bocciature” alla visita psico-diagnostica degli anziani vicentini, i quali a questo punto (quinto ostacolo), se ci tengono ancora alla patente sono obbligati a fare ricorso all’Unità Sanitaria Territoriale delle Ferrovie dello Stato, scegliendo quasi sempre l’ufficio più comodo, vale a dire quello di Verona. Ufficio che, secondo informazioni raccolte, sarebbe subissato di ricorsi berici (in numero più elevato rispetto ad altre province), dei quali circa la metà si risolverebbero con un giudizio opposto a quello ottenuto a Vicenza. “Inidonei a Vicenza, dunque, e idonei a Verona – rincara la presidente Tommasini -: può succedere qualche volta, forse, ma questa casistica mi sembra dimostri che da noi qualcosa non funziona. Le nostre perplessità sui lunghi tempi di attesa e sulle modalità di svolgimento delle prove le abbiamo già comunicate in un incontro del febbraio scorso con il responsabile della Commissione medica, al quale avevamo chiesto almeno di istituire un secondo ufficio in provincia per sveltire le pratiche, così come è stato fatto a Treviso. Ma nulla è cambiato e siamo rimasti inascoltati”.
Beati, comunque, coloro che ce l’hanno fatta e hanno ottenuto l’agognato rinnovo, anche se alla fine hanno dovuto sborsare un bel po’ di soldi. I conti sono presto fatti: 29,24 euro di marche da bollo per chiedere e ottenere il permesso temporaneo di guida, circa 20 euro per la visita alla Commissione medica provinciale, tra gli 80 e i 100 euro per l’eventuale visita psico-diagnostica, 250 euro per il ricorso all’unità sanitaria delle FF.SS se si è risultati inidonei, 9 euro per il rinnovo alla Motorizzazione. Chi, con un po’ di sfortuna (ma le autoscuole assicurano sono tanti), ha dovuto farsi tutta la trafila ha sborsato circa 400 euro di sole spese burocratiche. Non male, considerando che le pensioni della maggior parte di questi anziani non sono certo “d’oro”.
E per coloro che alla fine ce l’hanno fatta e sono felicemente giunti al traguardo di questa corsa ad ostacoli ci può essere l’amara sorpresa di vedersi rinnovata la patente anche per soli 6 mesi. E così inizia un altro giro di valzer.