giovedì 11 agosto 2011
PAESI SENZA NEGOZI: IL “MICROMERCATO” IN SOCCORSO DEI CITTADINI
Confcommercio Vicenza ha collaborato con alcune Amministrazioni comunali per offrire un’alternativa alla scomparsa dei punti vendita alimentari
Comunicato del 10 agosto 2011
C’è il piccolo comune dove acquistare un pacco di pasta è un’impresa, la frazione dove ha chiuso anche l’ultimo casolin o il paese collinare, con pochi abitanti ma tanto territorio, dove per fare la spesa di alimentari si macinano chilometri su chilometri. Sono decine, nel Vicentino, i comuni e le frazioni carenti di negozi e a “farne le spese”, si passi il gioco di parole, sono soprattutto coloro che hanno difficoltà a spostarsi, come gli anziani, i disabili, ma anche tante famiglie che per comprare il minimo indispensabile devono mettersi “in viaggio”.
In gergo tecnico si chiama “desertificazione commerciale”, in parole semplici è la scomparsa di un vero e proprio servizio indispensabile ai cittadini, tanto più nel settore alimentare.
Del fenomeno se ne stanno accorgendo anche alcune amministrazioni comunali, che hanno esposto il problema alla Confcommercio di Vicenza e che assieme all’associazione stanno trovando una prima soluzione: si tratta dell’istituzione del “mercato minore”, piccoli mercati ambulanti da tenersi a cadenza settimanale in aree scoperte dal punto di vista commerciale. La prima esperienza è stata attivata a Conco, che ha istituito in via sperimentale due micromercati in piazza San Marco e nel parcheggio Al Cappello: in tutto 9 banchi ambulanti dove la popolazione può trovare ortofrutta, pesce, ma anche abbigliamento, calzature, biancheria e casalinghi. Per acquistare questi articoli chi vive in zona dovrebbe “emigrare” altrove, ora li può trovare almeno una volta la settimana. Un’esperienza simile partirà a breve a Schiavon e a Longa di Schiavon, dove il comune ha istituito altri due mercati minori, una decisione motivata, si legge nel bando emesso dall’Amministrazione, “dalle carenze della struttura commerciale presente nel comune” e “dalla difficoltà di molte persone, in particolare gli anziani, di raggiungere i negozi al di fuori del territorio”.
Di istituzione di micromercati sperimentali Confcommercio sta discutendo anche a Valdastico e a Montorso, mentre Arcugnano ha di recente dato il via all’iter che porterà ad istituire un mercato in zona Sant’Agostino (ai confini tra Vicenza e Altavilla) perché questa zona, scrive il Comune nel bando, è “poco servita sotto l’aspetto delle strutture commerciali”.
“I paesi e le frazioni con qualche centinaio di abitanti sono i primi a risentire della chiusura dei piccoli negozi, dovuta spesso al fattore spopolamento, che non rende più redditizia l’attività. – afferma Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio di Vicenza –. Ma ora il fenomeno interessa pure comuni con oltre duemila abitanti, che non riescono più a far sopravvivere le botteghe, soprattutto quelle alimentari che garantiscono un servizio essenziale ai cittadini. E qui – continua il presidente di Confcommercio Vicenza – la causa principale è la nascita di grandi strutture di vendita nelle principali direttrici del traffico e fuori dai centri storici, che hanno favorito il “pendolarismo” della spesa e hanno contribuito a dare il fatidico colpo di grazia a tanti negozi collocati nei piccoli paesi. Ed ora molti sindaci si trovano a fare i conti con un’emergenza inattesa: quella di una larga fascia della popolazione che ha difficoltà a fare la spesa, perché non trova più il negozio di alimentari sotto casa”.
Confcommercio ha fotografato il fenomeno con un’indagine su un campione significativo di 27 piccoli comuni del Vicentino sotto i tremila abitanti (su un totale di 46 in provincia), focalizzata proprio su settori strategici per la qualità di vita di un paese come l’alimentare e il misto (vale a dire strutture che vendono prodotti alimentari e non). Ne è uscito un quadro significativo (vedi tabella in allegato): realtà con quasi 3mila abitanti, come Castegnero, con solo due negozi di questo tipo; centri storici di paesi senza offerta alimentare come Villaga, Zovencedo, Grancona, Pedemonte e San Germano dei Berici. Frazioni dove non si può acquistare un chilo di zucchero o un po’ di verdura come a Pavarano (Campiglia dei Berici), Lovolo (Albettone), San Lorenzo (Gambugliano), Alvese (Nogarole), Toara e Belvedere (Villaga). E poi ci sono i comuni “a rischio” con un solo negozio che vende alimentari, come i piccoli Gambugliano, Rotzo, Zovencedo, Asigliano, Laghi, Lastebasse, ma anche realtà come Mossano (1.808 abitanti) che ha una sola struttura in frazione Ponte.
“In tutte queste situazioni – spiega Sergio Rebecca – la soluzione che abbiamo prospettato attraverso la Fiva di Vicenza, la federazione provinciale degli ambulanti, è quella del micromercato: siamo disponibili a valutare con le amministrazioni interessate l’ipotesi di garantire un servizio ai cittadini attraverso la disponibilità dei nostri operatori associati”.
Ma questi casi invitano anche ad una riflessione più ampia sul futuro del commercio nel vicentino: “Da anni ribadiamo che le grandi strutture di vendita collocate fuori dai contesti urbani danneggiano irrimediabilmente il servizio di vicinato, portando alla chiusura dei negozi e il nostro monitoraggio dimostra che il fenomeno si sta allargando anche dove il numero di abitanti potrebbe ragionevolmente sostenere le piccole attività. A volte – conclude il presidente Rebecca -, quando denunciamo il pericolo desertificazione commerciale a certe amministrazioni comunali che concedono senza coscienza critica autorizzazioni all’insediamento della Gdo nel loro territorio, ci rispondono che non è vero. Eppure basta aprire gli occhi per vedere le conseguenze di certe scelte sulla rete distributiva di prossimità. E se non credono a noi, a questo punto lo chiedano ai loro colleghi amministratori di quei comuni dove fare la normale spesa quotidiana è diventato oggi un serio problema sociale”.