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venerdì 12 agosto 2011

CONSUMI FERMI AL PALO NEL VICENTINO, COMMERCIO IN SOFFERENZA
Fatturati in calo per le aziende del terziario, secondo le rilevazioni delle Consulte del Terziario di Confcommercio Vicenza. Il presidente Sergio Rebecca: “Urgenti misure per rilanciare la spesa delle famiglie”
Comunicato del 12 agosto 2011

“O da questo nuovo decreto anticrisi escono misure realmente orientate alla crescita dei consumi, oppure rischiamo la caduta verticale della nostra economia. Dai nostri monitoraggi periodici riscontriamo che le aziende vicentine del commercio, turismo e servizi sono in sofferenza per la notevole contrazione della spesa delle famiglie, tartassate dalle così dette spese incomprimibili come bollette energetiche e mutui casa. Se aggiungiamo ulteriori tasse, non solo sui redditi alti, ma anche ticket, imposte locali, aumenti dell’Iva e così via che riguardano davvero tutti, allora è difficile pensare di far ripartire il mercato interno”. Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio di Vicenza, esprime preoccupazione per il rischio che l’emergenza economica affrontata sui tavoli del Governo alla fine si risolva con sacrifici mirati solo a far quadrare il bilancio dello Stato e non a dare una reale prospettiva di crescita alle aziende e all’economia.
Invece servirebbe proprio un’iniezione di fiducia, perché la situazione, vista dalla parte del terziario vicentino, non è per nulla rosea. “Le ultime nostre Consulte del Terziario, il monitoraggio periodico dell’andamento dei vari settori in provincia – spiega il presidente Rebecca – ha messo in evidenza segnali positivi quasi esclusivamente per quelle aziende che forniscono imprese fortemente orientate all’export, le quali stanno registrando qualche timido segnale di ripresa. Ma chi opera in un contesto locale, vendendo o prestando servizi alla persona, non vede ancora l’uscita dal tunnel, anzi”.
Basti guardare all’abbigliamento: nel primo quadrimestre il settore aveva fatto riscontrare, secondo le Consulte Confcommercio, una lieve ripresa (+5 per cento del fatturato), ma poi tutto si è fermato in attesa dei saldi che, dai primi riscontri, sembrano non aver dato i risultati sperati in termini di vendite. Nemmeno con i prezzi scontati, dunque, i vicentini hanno allargato i “cordoni della borsa”.
Difficile momento per tanti prodotti considerati “non essenziali” e dunque tagliati dalla spesa dei vicentini: è il caso, secondo le rilevazioni delle Consulte, dei libri (con fatturati in calo ben oltre il 10%) e dei fiori (anche qui meno 10%). L’alimentare tiene ancora, ma l’andamento è altalenante, con panifici e macellerie che hanno registrato una buona partenza nei  primi  tre  mesi  del 2011,  ma  poi  sono  andati in frenata;  e l’ortofrutta, invece, che ha iniziato l’anno in difficoltà, ma ha poi recuperato grazie ad una primavera più calda che ha invitato all’acquisto di questi prodotti.
Per quanto riguarda il turismo, il settore alberghiero non sta confermando il leggero  aumento del giro d’affari vissuto ad inizio anno e sta anche vivendo una “guerra dei prezzi” che incide sulla redditività delle aziende. E questa estate anomala, con un luglio e agosto piuttosto “freschi”, difficilmente fa prevedere exploit di presenze nelle strutture protagoniste del turismo vicentino, vale a dire gli alberghi situati nelle zone montane.
Qualche segnale di ripresa, invece, dal mercato immobiliare. Secondo le Consulte Confcommercio le trattative per l’acquisto della prima casa sono aumentate, così come sono cresciute le richieste di affitto (ma in questo caso per canoni che arrivano al massimo a 500 euro). Fermo invece il settore dell’edilizia per quanto riguarda le nuove costruzioni: i rivenditori di materiali edili segnalano un aumento del volume d’affari solo nei materiali per la ristrutturazione.
“Queste indicazioni provenienti dalle aziende – conclude il presidente della Confcommercio di Vicenza Rebecca – dimostrano che i consumi, anche nel Vicentino, sono fermi al palo. Ed è qui che si deve intervenire ora che si stanno delineando i provvedimenti per sistemare i conti pubblici e far ripartire la crescita. Ricordiamoci che la domanda interna per investimenti e per consumi delle famiglie contribuisce alla formazione del Pil per circa l'80%, se non partiamo da questo dato rischiamo di non mettere in campo misure efficaci di rilancio dell’economia”.

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