RICERCA PRODOTTI : {{query}}

{{errore}}
lunedì 12 marzo 2012

RIMBORSI PER L’ALLUVIONE, NUOVA “TEGOLA” SULLE IMPRESE: CHI HA CHIUSO L’ATTIVITA’ DANNEGGIATA DEVE RESTITUIRE GLI ANTICIPI
Confcommercio Vicenza denuncia la situazione paradossale in cui si stanno trovando alcuni imprenditori, che non sono più riusciti a riaprire i negozi
Comunicato del 12 marzo 2012

Andare avanti tra le difficoltà che la crisi economica presenta ogni giorno, non è semplice né per le famiglie, né per le imprese. Se poi queste sono state colpite dall’alluvione del novembre 2010, allora la situazione si complica, fino a diventare per molti versi paradossale e priva di logica. Agli uffici di Confcommercio Vicenza, che fin dal giorno dopo l’alluvione si sono attivati per dare assistenza alle imprese danneggiate, non smettono di arrivare segnalazioni e proteste su come si stanno gestendo i rimborsi a chi ha subito danni. Dai rispettivi Comuni stanno infatti giungendo ad aziende e cittadini alluvionati richieste di restituzione delle somme ricevute come acconto di quello che doveva essere il risarcimento complessivo. E qui cominciano i paradossi,  oltre che le giustificate arrabbiature.
Come nel caso di tre negozianti, che prima dell’alluvione avevano regolare attività di vendita e che, dopo lo sciagurato evento che ha danneggiato locali, magazzino e merce, hanno dovuto chiudere i battenti. Ora i Comuni hanno chiesto loro indietro migliaia di euro ricevuti a dicembre 2010, adducendo che la norma prevede un contributo per riaprire e non un risarcimento danni. In sostanza, queste ditte, oltre ad aver vissuto in prima linea il dramma dell’alluvione, ad aver fatto tutte le perizie richieste per attestare il danno subito, a fare infine la scelta dolorosa di chiudere l’attività perché impossibilitati a proseguire, ora si trovano a dover restituire i soldi. Si tratta di cifre ben lontane dal valore complessivo di quanto è andato irrimediabilmente perduto, ma comunque consistenti per chi le deve rifondere, a seguito di una motivazione ingiusta quanto assurda.
Un altro caso significativo riguarda gli autoveicoli alluvionati. Cittadini, rappresentanti di commercio o ditte con auto aziendali, che nel disastro hanno avuto le auto invase dall’acqua e fango, devono anche restituire gli acconti ricevuti a rimborso del danno subito qualora abbiano venduto e non rottamato il veicolo. La motivazione, desunta dal regolamento sui rimborsi, dice infatti che nel caso della vendita, non può essere provato il nesso di casualità, ovvero che non è detto che l’auto sia stata ceduta a terzi a seguito dell’alluvione. Morale: chi si è trovato con l’automobile non più utilizzabile e ha pensato bene di cederla immediatamente, magari a prezzi irrisori, per liberare il garage o la strada dal rottame (ma ha regolari perizie e fatture che testimoniano il valore attribuito al veicolo danneggiato), deve restituire i soldi. Chi se l’è tenuta, rottamandola in seguito, i soldi dell’acconto ricevuto se li può tenere.
E ancora: tra i destinatari della richiesta di restituzione dei contributi pro alluvione percepiti ci sono tutti i proprietari di seconde case alluvionate; il risarcimento è infatti previsto solo se l’edificio danneggiato è anche abitazione principale.
“Stiamo assistendo a situazioni assurde – dice Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio di Vicenza –. Capiamo che la colpa non è dei Comuni che oggi reclamano la restituzione delle somme versate in acconto ai cittadini,  poiché non possono che applicare quanto stabilito con l’ordinanza del Presidente del Consiglio che regolamenta la gestione dei rimborsi agli alluvionati. Ma è inconcepibile che lo Stato, la Regione, il Comune o chi ne ha la responsabilità, non si fidi dei propri cittadini e parta dal presupposto che chi ha presentato la pratica di rimborso lo abbia fatto per approfittare della situazione e non invece a seguito di un legittimo diritto a vedersi risarcito per calamità naturale. Ciò è ancora più inconcepibile quando questi stessi cittadini e imprese hanno seguito alla lettera le procedure per ottenere i contributi, eseguendo le perizie richieste e presentando tutta la documentazione da allegare alle pratiche di risarcimento. Non tenere conto di tutto questo e aggravare ulteriormente la situazione con le richieste di restituzione dei soldi già distribuiti rasenta la presa in giro. Vogliamo anche aggiungere la questione della Tesoreria Unica, che ha ricondotto a Roma i fondi per l’alluvione? Quando ritorneranno sul territorio in modo che chi ne ha diritto possa ricevere finalmente il saldo dei rimborsi? Non si sa”.
“Se Vicenza e gli altri centri alluvionati – sottolinea Rebecca - dopo il dramma dell’alluvione sono tornati in poche settimane alla normalità, il merito va soprattutto ai cittadini e agli imprenditori che si sono rimboccati subito le maniche senza aspettare gli aiuti di altri, primo fra tutti dello Stato. Ma se i cittadini possono comunque dichiararsi soddisfatti di non essere nella situazione di altri centri italiani colpiti da calamità e tuttora in emergenza, resta il fatto che lo Stato centrale appare sempre più lontano dalle esigenze del territorio”.

Condividi su Facebook Condividi su LinkedIn Stampa pagina