Cara “vecchia” Ici, nonostante nessuno di certo amasse questa tassa, dopo l’avvento dell’Imposta Municipale saranno in molti a rimpiangerla. A conti fatti l’Imu sarà molto più salata: per un negozio di 60 metri quadri si potrà pagare anche 1.474 euro l’anno (contro i 664 della precedente Ici), per un ufficio 1.039 (contro i 598 dell’Ici), per un ristorante di medie dimensioni si devono sborsare 2.454 euro (contro i 1.397 dell’Ici), fino addirittura ai 7.933 euro l’anno per un albergo (contro i 6.089 del precedente tributo comunale). Questo se si tratta di beni strumentali, ovvero degli edifici di proprietà adibiti a sede dell’attività commerciale. Del passaggio del testimone tra le due imposte se ne accorgeranno però a breve un po’ tutti, cittadini e imprese, considerato che la prima rata pari al 50% va versata entro il 18 giugno e che l’aumento è generalizzato per tutti gli immobili.
La previsione è stata realizzata da Confcommercio Vicenza confrontando l’ammontare dell’ex Ici e della nuova Imu su alcuni casi reali presenti negli archivi dell’Associazione. Per capire l’effetto dell’imposta su cittadini e imprese si sono stati paragonati immobili tra loro simili, situati nei sette comuni più popolosi della provincia (Vicenza, Bassano del Grappa, Schio, Thiene, Valdagno, Arzignano, Montecchio Maggiore). Il calcolo è stato effettuato, per l’abitazione principale, considerando l’Imu alla pari dell’aliquota Ici stabilita dai comuni lo scorso anno, mentre, per gli immobili strumentali, applicando l’aliquota base Imu (0,76%) e l’aliquota dello 0,96% per tutti gli altri immobili.
E il risultato, molto vicino a quella che sarà la realtà dei fatti, evidenzia l’ennesimo salasso per gli imprenditori, che oltre a fare i conti con la crisi economica in atto e con la conseguente contrazione delle entrate, dovranno nei prossimi mesi trovare il modo per far fronte a questo ulteriore incremento delle imposte.
“Pur apprezzando il fatto che i principali comuni della provincia abbiano sostanzialmente accolto il nostro invito di prevedere agevolazioni sugli immobili strumentali utilizzati direttamente dalle aziende - commenta Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio di Vicenza -, l’Imu è chiaramente l’ennesimo duro colpo alle imprese ed in particolare a quelle che operano nel commercio al dettaglio, nel settore alberghiero e nella ristorazione e che hanno investito risorse per essere i proprietari dei locali dove ha sede l’attività. Per chi è in affitto, le conseguenze si vedranno alla scadenza di contratto quando, verosimilmente, l’Imu si rifletterà sul canone di locazione. Aumentare ancora le imposte nel momento congiunturale in cui ci troviamo – continua Sergio Rebecca -, caratterizzato da un consistente calo dei consumi e da un generalizzato aumento dei prezzi dei fornitori, significa mettere ulteriormente in grave difficoltà le aziende, impegnate come non mai a contenere gli effetti della crisi e a mantenere, per quanto possibile, i livelli occupazionali. Ancora una volta il Governo Monti chiede sacrifici al mondo delle imprese, invece di sostenere con misure adeguate il rilancio della crescita economica”.
D’altronde, basta vedere la percentuale di incremento della tassazione per rendersi conto dell’aggravio che peserà, tra gli altri, anche su commercianti, ristoratori e albergatori. Secondo la previsione di Confcommercio Vicenza, un locale commerciale utilizzato per la propria attività potrebbe pagare il 75,63% in più rispetto all’ex Ici nei comuni di Vicenza, Bassano del Grappa, Schio e Thiene; l’89,14% in più a Montecchio Maggiore, il 98,29% ad Arzignano, il 104,9% a Valdagno. Per gli alberghi le percentuali sono inferiori (tra il 30 e il 50% a seconda dei comuni), con la differenza, però, che le dimensioni degli immobili sono ben più ampie e dunque la nuova Imu inciderà molto di più in termini di esborso totale. E se poi i beni non sono strumentali, bensì concessi in locazione, le percentuali di incremento arrivano a superare anche la soglia del 150%.
Non sta meglio, secondo i calcoli di Confcommercio Vicenza, chi è semplicemente proprietario della casa in cui vive. Considerata un’abitazione di 6,5 vani, se prima l’Ici non si pagava, ora, guardando ai casi reali presenti nell’archivio dell’Associazione si potrebbe pagare, per immobili tra loro similari, dai 105 euro l’anno se si è a Montecchio Maggiore ai 244 di Thiene, passando per i 206 euro di Vicenza. Se invece l’abitazione non è quella principale, la cifra diventa più consistente: si può andare dai 650 euro l’anno di Montecchio Maggiore ai 975 di Vicenza e Bassano del Grappa. In questi casi va comunque tenuto conto della possibilità di detrarre le maggiori imposte pagate con la nuova Imu dalla denuncia dei redditi (Irpef) del 2013 e dunque, alla fine, si può usufruire di una sorta di “sconto”fiscale.
A rendere ancora più amara la “medicina” Imu è il fatto che di questo tributo, nato con uno spirito federalista, in verità non resterà molto nelle tasche degli stessi Comuni. L’Imu sulla prima casa finirà direttamente nelle casse comunali, mentre lo Stato tratterrà per sè l’aliquota dello 0,38% degli altri immobili, lasciando in sostanza alle amministrazioni locali circa la metà di quanto sborsato da cittadini e imprese. “Così perdiamo, in parte, anche la possibilità che questi soldi siano utilizzati per garantire migliori servizi al territorio da dove vengono prelevati – conclude il presidente di Confcommercio Vicenza Sergio Rebecca -. E se sommiamo questa tassa all’annunciato aumento dell’Iva e alle sue conseguenze non solo sui prezzi di fornitura dei prodotti, ma anche sulle accise di energia e carburanti, raggiungiamo davvero un prelievo per tributi allo Stato oramai insostenibile, soprattutto nella situazione economica in cui ci troviamo”. E a confermarlo è stato ieri anche Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti, che ha definito eccessivo il carico fiscale che grava sui contribuenti. “C’è da chiedersi – conclude Sergio Rebecca - fino a quando le imprese e le famiglie potranno ancora resistere. Ci sono situazioni al limite del collasso”.