“Più che un piano questo Pum sembra una misteriosa deflagrazione: nessuno ha avuto modo di vedere l’ordigno che l’ha causata, ma i suoi effetti si fanno sentire non poco su decine di imprese del commercio in città, già alle prese con una crisi senza precedenti”. Ironizza, ma nemmeno troppo, Matteo Trevisan, presidente della delegazione Confcommercio di Vicenza, sul Piano Urbano della Mobilità. Un progetto di cui tutti parlano sulla stampa, sindaco Variati compreso, ma che le categorie economiche hanno potuto conoscere solo attraverso la presentazione di una serie di slides, peraltro incomplete.
“C’è una confusione enorme e i nostri commercianti sono arrabbiati e disorientati - incalza Trevisan -. Ci sono zone in cui già l’Amministrazione sta intervenendo con la costruzione di piste ciclabili, corsie preferenziali o altro, vale a dire seguendo le linee guida del Pum, senza che nessuno abbia mai potuto vedere nella realtà il progetto complessivo a cui questi interventi si ispirano. E’ un po’ come se si stesse costruendo la casa partendo dal tetto e non dalle fondamenta: si procede per interventi spot senza condividere con cittadini e imprese scelte fondamentali come quelle che disegneranno la mobilità cittadina del futuro”.
Il presidente Trevisan parla a ragion veduta: viale Anconetta, viale Trieste, viale della Pace e Borgo Berga sono solo alcuni esempi di interventi in corso, che interessano un’area in cui operano circa 200 negozi e pubblici esercizi, che offrono un servizio essenziale sia alla popolazione dei quartieri di riferimento, sia a tanti cittadini di passaggio. “Abbiamo tentato di far cambiare idea all’Amministrazione su alcune scelte che penalizzavano sia i commercianti che la popolazione e ci sembrava anche, in alcuni casi, di aver convinto il Sindaco – chiosa il presidente Trevisan – . Poi però capita di uscire dall’ufficio del Primo Cittadino con una versione e di ritrovarsi le carte cambiate quando si va a parlare con i tecnici. Se queste sono le premesse a questo punto chiediamo lo stop ai lavori finché non si farà totale chiarezza. Altrimenti sarà inevitabile alzare il livello della protesta, perché non è solo questione di qualche posto auto tolto qua e là, come Variati vuol far credere: in gioco c’è la sopravvivenza di centinaia di imprese che danno occupazione e offrono un fondamentale servizio ai cittadini”.
La rete commerciale di Vicenza, infatti, va preservata. Secondo Confcommercio, solo in centro storico sono insediati più di un terzo dei negozi e pubblici esercizi della città. Un altro 27% delle attività del dettaglio e dei pubblici esercizi sono situati negli assi di accesso alla città e sono al servizio, in particolare, di chi si sposta in auto dalle più diverse zone (anche con distanze che rendono impossibile l’uso della bicicletta o di un trasporto pubblico troppo lento) e con diverse destinazioni (chi, ci si chiede, non mette assieme nello stesso tragitto lavoro, spesa e accompagnare i figli a scuola? E possibile fare tutto ciò in bici o in autobus?). “Se togliamo a queste persone la possibilità di fermarsi davanti ai negozi – afferma il presidente Trevisan - ipotechiamo il futuro di oltre 700 attività, che danno occupazione ad almeno a 2mila persone. Al Sindaco non interessa? Si assumerà le sue responsabilità, ma di certo noi non resteremo con le mani in mano”.
Lo stesso vale per i quartieri, dove hanno sede circa 800 attività commerciali (il 37% sul totale di Vicenza e tante quante nel centro storico), che occupano altri 2mila lavoratori e che servono tutti coloro, la stragrande maggioranza dei cittadini, che non abitano in centro. “Ad oggi è impossibile capire come il Pum potrebbe modificare la mobilità fuori dalle mura duecentesche, ma le anticipazioni del Sindaco sulla necessità di impedire l’attraversamento della città ci allarmano – conclude Matteo Trevisan -. L’Amministrazione deve tener conto che per le imprese collocate nei quartieri, la facilità di accesso è spesso il primo parametro per garantire una certa redditivà. Se un consumatore deve fare le gincane per raggiungere un negozio e poi ha anche difficoltà a fermarsi, la volta successiva farà prima a recarsi in qualche centro commerciale di periferia dove ci sono parcheggi a ridosso delle strutture e in più gratuiti. Non so se la Vicenza del futuro che vuole Variati prevede il deserto commerciale in città e lunghe file di auto sulle tangenziali a raggiungere gli ipermercati. Se è così lo dica chiaramente”.