Un’altra doccia fredda per gli
operatori del settore alimentare ed in particolare per i grossisti. Da
quest’anno, infatti, un decreto legislativo entrato in vigore l’11 dicembre 2008
introduce una nuova “tassa” che va a finanziare i controlli sanitari ufficiali
(previsti dal Regolamento CE 882/2004). Nonostante le riserve avanzate dalla
Confcommercio e la richiesta di modifiche provenienti dalla Regione Veneto
(avallate anche dalla Conferenza Stato-Regioni) il Governo ha tirato dritto per
la propria strada e il D.Lgs 194/2008 è ora già operativo.
Di cosa si tratta, in estrema
sintesi? La norma stabilisce le modalità di finanziamento dei controlli sanitari ufficiali, eseguiti dalle autorità
competenti per la verifica della
conformità alla normativa in materia di mangimi e di alimenti. La nuova tariffa
è a carico dei grossisti e di imprese di
produzione operanti in alcuni settori alimentari (compresi centri di cottura e
catering) e non interessa invece, per il momento, esercizi di ristorazione,
commercio al dettaglio, mense ed altre attività del settore alimentare che
vendono e somministrano al consumatore finale. Occorrerà tuttavia prestare
attenzione anche in caso di attività operanti nella vendita di prodotti ad
altri operatori commerciali anche in modo non prevalente, tenuto conto che, ad
oggi, alcune ULSS ritengono assoggettabili alle tariffe anche gli imprenditori che,
pur non essendo “grosssisti” in senso
stretto, superano, nelle vendite ad altri operatori professionali, il 30% del fatturato complessivo (vedasi panifici
che vendono a rivendite terze, pasticcerie, ecc.). In realtà l’ambito
applicativo delle tariffe appare ancora mal delineato data anche una
sostanziale discrepanza tra il Decreto Legislativo (nazionale) ed una
norma regionale del Veneto (il DDR
140/2008) che ha diversamente classificato le attività ai fini
dell’assoggettamento all’obbligo della “registrazione” igienico-sanitaria.
Il decreto ha, come si diceva,
“spiazzato” anche la stessa Regione Veneto, che il 4 febbraio scorso ha emanato
una nota evidenziando con rammarico come a livello governativo non si siano stati
colti gli inviti a modificare un provvedimento che, così formulato, avrebbe (come
ha) messo in difficoltà, oltre che gli operatori, anche le stesse ULSS venete.
Si consideri in proposito che, ad oggi, nonostante la scadenza per il
versamento sia decorsa il 31 gennaio scorso, le stesse ULSS non hanno ancora messo
a punto precise procedure di riscossione. Tra l’altro gli importi da pagare
(che a regime dovranno essere versati entro il 31 gennaio di ogni anno e che
sono classificati sulla base di 3 fasce) non sono nemmeno modici: si va dai 400
euro per le imprese che si collocano in fascia A (vi rientrano, ad esempio, depositi
alimentari con un volume annuo massimo di 500 tonnellate) ai 1.500 euro per chi
si colloca in fascia C.
Per qualsiasi ulteriore informazione
ci si può rivolgere all’Ufficio Commercio Interno dell’Ascom di Vicenza (tel.
0444 964300).