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martedì 03 marzo 2009

STUDI DI SETTORE: IN ALCUNI CASI
LA CLASSIFICAZIONE TERRITORIALE
E’ BEN LONTANA DALLA REALTA’

Confcommercio Vicenza dà un nuovo impulso alla propria azione indirizzata ad ottenere studi di settore maggiormente rappresentativi della realtà e quindi più giusti ed equi nei confronti delle imprese. Dopo aver partecipato attivamente, nel 2007, all’iniziativa delle Ascom del Veneto di raccolta delle firme per sollecitare la revisione degli studi di settore (circa 40mila le firme presentate al Ministero dell’Economia e delle Finanze di cui 6300 raccolte nelle varie sedi Ascom della provincia di Vicenza), parte ora dall’Associazione berica un invito a tutti i Sindaci dei Comuni vicentini affinché valutino con attenzione la coerenza della classificazione loro attribuita ai fini degli studi e la validità della stessa in rapporto allo stato reale dell’economia locale.
Il Decreto del 6 marzo 2008 riguardante: “Individuazione delle nuove aree territoriali omogenee in relazione alle quali differenziare le modalità di applicazione degli studi di settore”, classifica, infatti, tutti i Comuni italiani in sette gruppi, dando loro un profilo atto a misurare la propensione delle imprese localizzate sul territorio a produrre ricavi dall’attività economica esercitata.
Secondo Confcommercio Vicenza - così come è riportato nella lettera spedita oggi ai Sindaci - “da un’attenta lettura di tale classificazione, effettuata sulla base di dati statistici, appare evidente che l’elemento della territorialità del settore commercio che ne scaturisce presenta caratteristiche eccessivamente appiattite, poco rappresentative di un territorio diversificato e variegato qual è quello vicentino”.
Da qui, l’invito esplicito ad ogni primo cittadino di valutare attentamente il provvedimento e, in caso di non coerenza, a deliberare la non rispondenza degli studi di settore alla specifica realtà territoriale locale.
“Ci pareva giusto richiamare l’attenzione delle Amministrazioni comunali – spiega Sergio Rebecca, presidente dell’Associazione di via Faccio – su di una questione che interessa molte imprese del terziario, vale a dire sulla limitata relazione tra la realtà fotografata dagli studi di settore e la situazione reale in cui le stesse imprese si trovano ad operare. A nostro avviso, per alcuni comuni della provincia, le discordanze sono ben evidenti. Sarebbe opportuno, quanto auspicabile, ai fini della nostra azione per giungere a studi di settore più attinenti possibili al vero, che le stesse Amministrazioni denunciassero la non coerenza con la classificazione territoriale loro assegnata. Ciò favorirebbe la revisione degli studi, come da tempo chiede, appunto, Confcommercio”.
In effetti, il decreto del 6 marzo 2008, con il quale il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha stabilito le aree territoriali omogenee del territorio, ha reiterato, pur trattandosi di un aggiornamento, gli stessi errori del decreto del 18 aprile 2004, inesattezze che a suo tempo furono comunque segnalati dagli Osservatori Provinciali sugli studi di settore alla Direzione delle Entrate del Veneto ma, a quanto pare, senza efficacia.
“Non è difficile intuire – spiega ancora Rebecca - che, specialmente in questi ultimi mesi di grave crisi economica, l’utilizzo ai fini statistici di dati riferiti agli anni dal 2000 al 2006 non possa certo aiutare ad individuare correttamente le aree territoriali omogenee in relazione alle quali differenziare le modalità di applicazione degli studi di settore per l'anno 2007 e successivi. In sostanza è evidente, ed è ciò che abbiamo constatato, che la classificazione assegnata anziché descrivere la realtà di ogni Comune, non ne riporta le caratteristiche peculiari, né tanto meno descrive la realtà reale”.
C’è da dire che l’invito fatto ai Sindaci da Confcommercio Vicenza, di deliberare in merito alla non coerenza della classificazione attribuita loro dal Ministero, ai fini degli studi di settore, non è di per sé una novità. Già alcune Amministrazioni comunali del Veneto (es. Belluno, Fonzaso, Taibon Agordino) hanno infatti adottato un provvedimento simile, e le relative delibere sono ora all’attenzione dell’Osservatorio Regionale per gli studi di settore. Se altri Comuni seguissero il loro esempio, è evidente che l’azione di Confcommercio, mirata ad una revisione degli studi di settore per renderli più attinenti alla reale situazione delle imprese, acquisterebbe maggiore forza. Ed è, appunto, questo l’auspicio dell’Associazione berica, che aspetta ora una risposta positiva e rilevante alla propria sollecitazione, per continuare così la sua battaglia per un fisco più equo e meno soffocante per le imprese.
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