IL PRESIDENTE DI CONFCOMMERCIO CARLO SANGALLI TIENE A BATTESIMO
IL CIRCOLO DEL TERZIARIO DELL’ASCOM DI VICENZA
Ha iniziato la sua attività il “Circolo del Terziario”, un gruppo sorto in seno alla Confcommercio di Vicenza, per attuare iniziative di confronto e approfondimento sui temi culturali, economici e politici, ulteriori a quelli tradizionalmente strumentali al perseguimento delle finalità istituzionali e sindacali dell’Ascom. Ne fanno parte alcuni tra i più importanti imprenditori del commercio, del turismo e dei servizi della provincia di Vicenza e gli associati che volontariamente hanno manifestato interesse al progetto, confermando la loro adesione.
A tenere a “battesimo” il Circolo del Terziario è stato, nella giornata di ieri, 2 aprile, il presidente nazionale di Confcommercio Carlo Sangalli, che ha fatto gli auguri a questa nuova “creatura” fortemente voluta dal presidente provinciale dell’Ascom Sergio Rebecca.
Proprio per dare un assaggio immediato di cosa sarà questo Circolo, della sua attività e delle sue finalità, la prima uscita ufficiale si è concretizzata in una tavola rotonda sul tema “Crisi: situazione e prospettive”, che e ha visto la presenza di relatori d’eccezione. Oltre al presidente nazionale Sangalli, a confrontarsi sul tema, in un dialogo vivace e serrato coordinato dal giornalista e direttore di TVA Vicenza Luca Ancetti, il giornalista economico Oscar Giannino, già direttore di Libero Mercato e già vice direttore del Riformista e de Il Foglio, e Fiorella Kostoris, professore di economia all’Università La Sapienza di Roma ed editorialista de Il Sole 24 Ore. Davanti ad una numerosa platea di imprenditori del terziario, e che ha visto la presenza anche del presidente della Camera di Commercio Vittorio Mincato e del Presidente dell’Assindustria di Vicenza Roberto Zuccato, il presidente Rebecca ha introdotto il dibattito sottolineando come oggi “il terziario vicentino, come del resto gli altri settori dell’economia, navighi a vista in un mare in tempesta, scontrandosi con problemi strategici quali la stretta creditizia, il deciso rallentamento delle commesse per i settori produttivi, la riduzione del reddito disponibile delle famiglie, anche a causa dell’aumentare della disoccupazione, e la possibile ripresa dell’inflazione”.
Le nubi grigie di questa crisi, così come hanno subito evidenziato i relatori, sono apparse già nell’estate scorsa, per scoppiare poi in un fragoroso temporale, il 15 settembre del 2008, quando venne annunciato il fallimento della Lehman Brothers, una data, questa, che il mondo finanziario ricorderà con una gravità ancor più grande dell’11 settembre del 2001.
Alla domanda “Qual è oggi il colore della crisi? E’ davvero così nera come tutti la dipingono?”. Giannino e Kostoris si sono ritrovati dalla stessa parte nella ricostruzione delle motivazioni che ne stanno alla base, vale a dire l’impossibilità di continuare con un sistema finanziario che, negli ultimi 15 anni, ha sostenuto rendite fino al 20, 30 per cento, a fronte di un’economia reale con punte di crescita massima dell’8, 10%. Un’incoerenza che non poteva più reggere e che alla fine ha manifestato tutti i suoi effetti più dannosi.
Dove le opinioni dei due relatori hanno, invece, preso strade diverse è stato nell’analisi della situazione attuale e delle prospettive future. Se da un lato, infatti, Giannino ha detto di intravedere segnali d’uscita (“oggi possiamo dire che la situazione generale non è più nera ma è grigia”), l’economista Kostoris ha sostenuto come non si siano state ancora dipanate le “nebbie” sui sistemi finanziari e che dunque, a meno di soluzioni drastiche come ad esempio, una temporanea nazionalizzazione delle banche statunitensi con lo scopo di pulire il mercato dai titoli tossici, non si uscirà a breve da questa situazione di grave difficoltà.
Dallo scenario internazionale si è presto passati a quello nazionale, perché se è pur vero che la crisi è globale, ci possono e ci devono essere anche interventi in grado di sostenere il mondo delle imprese che quotidianamente si trovano ad operare in una situazione non facile. “Stiamo giocando una partita difficile – ha detto il presidente Carlo Sangalli usando una metafora sportiva – e nel calcio, quando ciò succede non si tengono in panchina i giocatori migliori. Invece, questo è quanto sta accadendo nel nostro Paese, dove il mondo del terziario, che vale il 40% del Pil e dell’occupazione, non è messo nelle condizioni di esprimere le proprie capacità e di esercitare il proprio ruolo sociale ed economico. Se non vogliamo passare dalla recessione alle depressione – ha rincarato Sangalli – servono scelte coraggiose ed immediate, perché non si può chiedere all’imprenditore di avere fiducia se poi questa fiducia non si sostanzia in atti concreti, in azioni in grado di dare fiato e sostenere il mondo imprenditoriale”.
Le richieste della Confcommercio in questo senso sono chiare e concrete e Sangalli le ha elencate una ad una: sostenere l’accesso al credito delle Pmi, anche attraverso una moratoria dei parametri imposti da Basilea 2, sbloccare i pagamenti della Pubblica Amministrazione (“che valgono – ha detto Sangalli – il 2,55 del Pil”), ridurre la pressione fiscale, rivedendo gli studi di settore, un’azione questa da troppo tempo nell’agenda del Governo ma finora mai attuata.
E il giudizio fortemente negativo sugli studi di settore ha accomunato Oscar Giannino e Fiorella Kostoris, su altri argomenti, spesso, con opinioni diverse: “Sono strumenti incostituzionali e dunque vanno contro i più elementari principi giuridici che regolano lo Stato” ha sottolineato Giannino. “Sono il segnale di un’amministrazione finanziaria che non funziona perché presume anziché accertare; in più – ha osservato Kostoris - sono inefficienti, perché colpiscono indiscriminatamente aziende sane, che rischiano di essere espulse dal mercato, mentre i veri furbi possono continuare a fare i furbi”.
Il dibattito si è poi spostato sul problema credito: Giannino ha denunciato la stretta creditizia messa in atto soprattutto dalle grandi banche.“Dobbiamo incalzare i banchieri perché su questo fronte rischiamo di essere penalizzati rispetto ai Paesi nostri concorrenti in ambito europeo, come la Germania o la Francia, che stanno mettendo a disposizione delle aziende cospicui aiuti in termini di finanziamenti e di sgravi fiscali”. Sotto accusa, in particolare il rating in base al quale si giudicano le Pmi “che si basa solo su questioni finanziarie – ha affermato Giannino – e non tiene conto, ad esempio, del capitale umano di un’impresa e del trend regolare dei pagamenti ai fornitori e ai terzi”. Diverso il giudizio della Kostoris, secondo la quale le colpe non sono tutte dei banchieri, ma anche di un sistema politico che con le banche ha intrapreso azioni contraddittorie, “dando con una mano e togliendo con l’altra”.
Quello del sistema creditizio non è comunque l’unico freno del sistema Italia che rischia di penalizzare gli sforzi del nostro Paese per uscire dal tunnel della crisi. Le riforme strutturali, tanto necessarie quanto attese, sono frenate dal debito pubblico, ma se Sangalli e Giannino ritengono che si possa fare di più, anche attraverso una limitazione delle spese improduttive dello Stato ed una riforma della spesa previdenziale, ovvero interventi che possono liberare risorse per immediate azioni di sostegno all’imprenditoria, Fiorella Kostoris non è stata dello stesso avviso: “Difficile pensare – ha detto – che i risparmi di una riforma previdenziale pur necessaria, come l’innalzamento dell’età pensionabile di vecchiaia per le donne, per ragioni politiche, possano essere utilizzati per realizzare infrastrutture pur strategiche per il Paese e non per finalità sociali”.
E sul finale i relatori non si sono sottratti nemmeno alla domanda, forse la più difficile, del giornalista Luca Ancetti, ossia quando si prevede verosimilmente di uscire da questa crisi. Il responso, di entrambi i relatori è stato il 2010, ma per l’Italia non ci si deve aspettare una grande ripartenza: “Al massimo possiamo sperare di passare da un segno negativo alla crescita zero” ha affermato Fiorella Kostoris. Da qui, dunque, l’appello conclusivo del presidente Sangalli all’insieme delle imprese del terziario di mercato di stringersi attorno alle associazioni di categoria, per dar loro la forza necessaria per confrontarsi con i cosiddetti poteri forti, con il Governo e con tutti gli enti territoriali fino al più piccolo comune: “I nostri obiettivi sono la salvaguardia e la tutela degli interessi dei nostri associati – ha, alla fine, ribadito -, interessi sacrosanti e legittimi che ci fanno agire nella convinzione che stiamo lavorando nell’interesse comune del nostro Paese”.