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LA COLDIRETTI INVITA A LEGGERE LE ETICHETTE... DEGLI ALTRI

La prova evidente, dice Confcommercio Vicenza, è stata fornita martedì scorso dal mercato allestito in piazzale De Gasperi

Sulle pagine di cronaca del Giornale di Vicenza di ieri si leggeva, a proposito della “deregulation” del settore ortofrutta, della predisposizione di un “vademecum” da parte di Coldiretti con il quale si invitano i consumatori a verificare sempre la presenza dell’etichetta di provenienza dei prodotti ortofrutticoli.
Basterebbe tuttavia farsi un giro tra i banchi dei diversi mercati allestiti dai contadini (ultimo quello della Coldiretti in piazzale De Gasperi martedì scorso) per notare la totale assenza di indicazioni in relazione a buona parte dei prodotti ortofrutticoli posti in vendita. Ed a stupire non è tanto il fatto che qualcosa evidentemente non funzioni molto bene nella comunicazione tra associazione di categoria ed agricoltori aderenti, quanto piuttosto che si continui a sostenere l’idea che il consumatore debba sì acquisire consapevolezza sulla provenienza, sul prezzo e sulla relativa convenienza dei prodotti ortofrutticoli, non curandosi però che tali, necessarie, informazioni non siano presenti nelle vendite operate direttamente dai contadini.
“A questo punto è stato veramente superato il limite – spiega Lino Nogara, titolare di un rinomato negozio di frutta e verdura in città e portavoce dell’Associazione provinciale dettaglianti ortofrutta della Confcommercio di Vicenza – perché i contadini non hanno l’obbligo di emettere lo scontrino fiscale, non hanno i costi vivi dei negozi - luce, acqua, affitto dei locali e imposte locali, non sono sottoposti agli studi di settore e si permettono pure di invitare i consumatori a guardare bene le etichette ed i prezzi che loro per primi si guardano bene dall’esporre”.
Giova ricordare il fatto che i contadini, pur godendo delle citate agevolazioni, non sono obbligati a vendere solo prodotti di loro produzione, ma possono vendere (sono al 49% sul totale) prodotti di terzi (quindi commercializzati come ogni negoziante). Ora, se per primi proprio loro non indicano la provenienza (nemmeno fanno la fatica di dire eventuali cose “inesatte”) e non espongono il prezzo … quale consapevolezza avrà di quel prodotto il cliente?
Anche sui prezzi applicati ai consumatori Lino Nogara ha qualcosa da puntualizzare: “Si noti – afferma Nogara – che i prezzi per i clienti, decisi dai contadini, se confrontati con quelli esposti nei negozi al dettaglio della città lasciano spesso ben poco spazio alla convenienza. Qualche esempio? Al mercatino di martedì le zucchine erano a 1,40 euro al kg, mentre nel mio negozio - afferma - come credo in altri punti vendita al dettaglio di Vicenza, erano prezzati, per qualità almeno pari a quella contadina, 0,80 euro il chilo; i cetrioli venivano venduti dai produttori a 2,20 contro 1,98 del negozio; insalata gentile a 2,80 mentre io la vendo a 1,96. Tutto questo è documentabile da tanto di foto scattate ieri nel mio negozio e in uno dei pochissimi banchi che esponeva i cartellini con i prezzi”.

E’ evidente che in un serio confronto sui prezzi, tra farmer’s market e negozi, supermercati, banchi degli ambulanti dei mercati settimanali, si devono considerare diversi aspetti, tra cui la qualità, la pezzatura, la provenienza della merce, la qualità del servizio fornito dal venditore. Ma un punto imprescindibile - secondo Confcommercio - è appunto la corretta comunicazione al consumatore, in modo che lo stesso sia messo nella condizione di sapere cosa acquista e a che prezzo. Quindi non è accettabile il fatto che, foto alla mano, i cartellini indicanti le informazioni necessarie, anche martedì scorso al mercatino della Coldiretti non ci fossero, se non in minima parte. “Non vogliamo polemiche, né che una categoria sia messa contro un'altra – dice Nogara. Noi guardiamo alla vendita da parte dei contadini come ad un altro possibile tassello della variegata e ricca rete distributiva al dettaglio, dove sono presenti tipologie di punti vendita che vanno dal discount alla boutique dell’ortofrutta, dal tradizionale banco del mercato all’ipermercato; ma anche il mercato contadino deve sottostare alle regole, prima fra tutte quella della correttezza nei confronti del consumatore, il quale poi saprà liberamente scegliere la formula che più gli si addice”. “Il ruolo dei passaggi intermedi della filiera non è negativo come, invece, alcuni “consiglieri interessati” vogliono far credere, perché è così che viene fatto il controllo sulla qualità e la merce viene divisa in prima e seconda scelta, passaggi che, invece, non fa il contadino che vende direttamente il prodotto. Anzi, è meglio dire – conclude Nogara -: i coltivatori fanno sì questa selezione, ma solo prima di portare a vendere i loro prodotti al mercato ortofrutticolo, perché è ancor vero che chi produce ha tuttora bisogno di poter vendere la merce ai commercianti”.
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